I
Canti dei Bardi
♫ ♫ ♫ ♫ ♫ ♫ ♫
La Leggenda del Granduca
♫ ♫ ♫ ♫ ♫ ♫ ♫
Era lì col viso ormai smunto
lungo sul letto, dal male consunto
colui
che era stato valente guerriero
stava spegnendosi così nel mistero.
Quella persona fragile e schiva
aveva ancora la vista assai
viva,
guardò coi suoi occhi chi aveva intorno
fissando di ognuno il netto contorno.
C’era Thorm, l’amico leale
che abbandonò tutto per l’ideale
di Pace e
di Bene che perseguì
chi Lot ad ogni costo
costruì.
C’era Petrus, l’ex Capitano
con la fedele spada stretta in
mano
guardandolo con quel suo fare duro
pensò al passato e non al futuro.
C’era Urania la Sacerdotessa
con la sua fede, ferma e indefessa,
che
con dolcezza e devozione
tentava di fermare l’emozione.
E poi c’era Astarte, la Ladra
sorrise pensando a come la strada
che
insieme un giorno li ha fatti incontrare
e che da quel giorno l’ha fatta cambiare.
E poi una smorfia il volto sfigurò
pensò ad Erik e si rabbuiò,
quel
Conte che tutto aveva lasciato
era morto, trovato
decapitato.
Chiuso nella stanza lì al Palazzo
si voltò verso un arazzo
che di
Quinalth portava i colori
e gli tornarono in mente gli
odori.
L’odore del padre, Cavaliere e Ufficiale
e della madre saggia e
leale.
L’odore del convento in cui ha studiato
per diventare Templare e bravo Soldato.
L’odore di buono che aveva Lynnessa
di Quinalth splendida
Principessa.
L’odore di Theon il futuro sposo
che le promise un futuro radioso.
E poi l’odore forte di fossa
che aveva il Mago dalla Veste
Rossa
Hotalth, di Honorius padre e tutore
che di Quinalth volea diventare Signore.
E per raggiunger lo scopo suo folle
del figlio, Lynnessa come sposa
volle,
ma la Guardia della nobile Dama
lo
colpì a morte con la sua lama.
Hotalth poco prima di morire
un anatema da lui si sentì
dire
"Chi di questa Guardia il nome pronuncerà
subito il posto di lui prenderà!".
Così quel Soldato che la Dama salvò
ad andarsen da Quinalth si
preparò,
contattò alcuni amici suoi cari
per
creare un posto senza pari.
Quel posto era Lot, addossato ai monti,
nato perché potesse far i
conti,
contro Honorius che di lui ha cambiato la sorte
affinché non potesse più seminar morte.
Una volta che la Città ebbe edificato
nel Palazzo a gestirla si è
ritirato,
amministrava i sudditi con ferma mano
attraverso la figura del Gran Ciambellano.
Quell’uomo senza nome e figura
guidò Lot verso la sua vera natura
di
essere sempre e fortemente saldo
del Bene l’ultimo baluardo.
Poi riaprì gli occhi per guardare in viso
color che il sogno avean
condiviso,
sentiva che la vita stava per finire
e presto sarebbe dovuto morire.
Le forze cedevano, ma quella sede
non aveva ancora un degno
Erede,
impegnato alla Corte dei Gigli
il
Granduca ebbe mai avuto figli!
Che fare? E prese in un istante
decisione di insignire l’Infante
Uther
Pendragon, di Urania e Petrus il figlio,
"Sarà lui Granduca!" disse con cipiglio.
Poi guardò i suoi amici intorno al letto
dando ad ognuno uno sguardo di
affetto,
con gli occhi annebbiati ed il respiro affannato
sul letto l’ultimo respiro ha esalato.
Per giorni e giorni la città fu in lutto
mai nessun evento fu così
brutto.
Mai furon le lacrime così tante
come per quel nobile senza sembiante.
Ma in chi dirige la Cittadella
di lui è rimasta la vera favella,
sia in
giorni felici o in quelli con pene
ci sia sempre chi persegue la strada del Bene.
(Liberamente
tratto dal Mito omonimo depositato presso la Biblioteca dei Detentori
dell’Arcana Saggezza)
♫ ♫ ♫ ♫ ♫ ♫
♫
Barda Cantrice Eloise
Imloth
♫ ♫ ♫ ♫ ♫ ♫ ♫