I
Canti dei Bardi
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La Torre dei Maghi
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In un dolce mattin di primavera
i riflessi del sol che sorto era,
s’univan coi profum della stagione
tra gl'alber e le case, ch'emozione!
Quel giorno il cielo rimasi a mirar
e 'l dolce dormiveglia assaporar,
per godermi sdraiato 'l panorama
del ciel lucente come una lama.
Mentre pensavo a commission da fare
nel blu vidi 'l corvo Nero volare
e anche se non mi meravigliai
per guardarlo dalla finestra m'alzai.
Lo osservavo passare e sparire,
per poi verso i Monti proseguire
con un volo dal solito diverso:
la stessa via ripete nel ciel terso!
Così mi vestii e fuor mi gettai
e questo mi notò quando l'avvistai,
che fece 'l su' verso e pe' Monti prese
e io lo seguii pe' campi e le mese.
Così mi vestii e fuor mi gettai
e questo mi notò quando l'avvistai,
che fece 'l su' verso e pe' Monti prese
e io lo seguii pe' campi e le mese.
Preso da fame, frugal colazione
feci s'un tronco e non era finzione
quando per offrirgli qualche briciola
m'accorsi sol di una bianca nuvola.
Chè Nero di nuovo era sparito
e strani rumori m'avean colpito
in direzion de' Monti misteriosi,
di Soldati e Goblin urli paurosi.
In quel loco Ben e Mal si son scontrati!
I segni del tempo son rivelati!
Scoccar di frecce e il ferro di spade
s'ode da' picchi alle gole rade.
Finito 'l pasto vidi Nero tornar
il cammino poteva ricominciar!
Imboccai 'l sentier che 'l crinal risale,
seguito dalla nebbia che m'assale.
<<Nero, che fai? Giochi a rimpiattino?>>
pensai mentre maturava 'l mattino,
ma Nero deviò dal sentier battuto:
entrai nell'ostil terra senz'aiuto!
Andai sott'alle frasche per un tratto
ma Nero c'era! Non ero distratto!
La nebbia gli alberi nascondeva,
ma la su' scura figura si vedeva.
Sentivo le su' ali e inciampando
vidi 'l fumo: mi stava ingoiando!
Potei un'ombra s'un gran sasso notar,
ma questa a Nero non potea somigliar!
Sperai che questa prendesse 'l volo,
ma non si mosse e, poiché ero solo,
sperando di spaventar la creatura
menai un baston su una pietra dura.
Nero non tornò ma l'ombra si mosse,
era un Mago e la nebbia scosse
ma non vidi 'l color della su' veste,
ché sparì nel fumo con gambe leste.
L'orientamento avevo smarrito,
sì dall'ombra e da' Monti impaurito,
mentre il crepuscolo m'avvolgeva,
volli veder dove mi conduceva.
L'essere mi portò a una radura
e qui vidi fermarsi la figura,
che non mi avesse visto sperai:
tutta la mi' destrezza adoperai!
M'avvolsi nel mio nero mantello,
ma tosto m'accorsi del dur fardello!
Fui preso da una forza superiore
e d'una gran storia fui spettatore!
Il perlaceo manto avvolgeva
Aurian nel su' velluto e accoglieva
la bianca Luri che stava sorgendo
e su' monti la su' luce spargendo.
Nulla avea turbato la giornata
e la Maga s'era allontanata
da' Giardini, avviandosi in strada,
nella nebbia per le lanterne rada.
Prosegue per i Monti ma non corre:
dietro la Rocca e davanti la Torre
questa era la su' casa! S'affrettò
appena il porton dinanzi trovò.
Questo, di simboli e rune intarsiato,
sol dall'arcan poter può esser violato!
Si dischiuse, umile al su' varcar
e nel deserto salon potè entrar.
Magiche torce ardevan eterne
alle grigie pareti materne,
che 'l su' sguardo solenne accarezzò,
tra gl'arazzi di chi l'Ordine narrò.
Andò e si fermò dinanzi le scale:
qui sul tappeto un dubbio l'assale!
Decise di salire nell'oscuro,
fosco vede l'incerto futuro!
Passò degl'Adepti la Camerata
e la Sala da Pranzo, motivata
a oltrepassar il secondo piano
e verso tre porte tender la mano.
Queste degli Adepti attendevano
l'arrivo : Iniziati dovevano
Diventare, ancestrale colore
per la Veste, nel gaudio e nel dolore!
Al terzo piano le stanze c'erano
di coloro che Maghi già erano,
mentr'al quarto, lignee e intarsiate,
le porte di figur più rinomate.
Di fronte a lei, l'aurea stella, la luce
ch'alle stanze di Shalafi conduce,
ancor non fu il loco di mistero,
ché al sesto piano portò 'l sentiero.
Qua a' laboratori s'accedeva,
dietro scure porte si nascondeva
de' Maghi l'immortal attrezzatura
e il sentor di un'antica mistura.
Ma 'l malesser da questa non veniva,
ché la Maga 'l sesto piano ambiva
qui la Biblioteca s'ergeva, sola
stanza, che da' libri saper tracola.
Tentazion d'aver il poter celato,
cuor dell'Arte che i Maghi han amato!
In pagine dal tempo ingiallite!
Tra anni, eoni e vite dopo vite!
Ma le Tenebre eran ormai giunte
e spirito e magia eran disgiunte!
Al settimo piano prese a salire,
per far ancor la magia comparire!
Le quattro porte debol rilucevan,
grazi'alle torce ch'eterne splendevan
la Maga posò la su' attenzione
s'un portal nero come il carbone.
Un grande pentacolo lo decorava!
Lì la Veste Nera il Consiglio dava!
Un'altra porta uno vermiglio n'avea:
quello delle Vesti Rosse si tenea.
La porta bianca con stella d'argento
spirava delle Vesti Bianche 'l vento
e pareti e arazzi s'immaginò,
le finestre che Luri sempre baciò.
Con la su' luce lunare, sfiorando
il soffitto e il Libro ispirando,
benedicendo ogni Evoker e Mago
del suo pallido splendor mai pago.
Sorrise e salì all'ultimo piano,
toccò l'unica porta con la mano
e entrò nell'ambiente sconfinato,
con il soffitto a cielo decorato.
Alle stelle dipinte sulla volta
prima posò lo sguardo, ma fu colta
da un misterioso piedistallo:
teneva una sfera di cristallo!
Quando su di essa le mani posò
pervasa di magia il cielo guardò
reale esso era diventato
e da Luri era illuminato.
La danza da un'ombra fu fermata,
ché nella sfera era penetrata
e impazzì, agghiacciando d'orrore
Aurian e fermando 'l su' cuor nel dolore.
I su' occhi vitrei eran sconvolti
e da vision di distruzion stravolti,
ché la grande Torre della Magia
crollava tra lacrime d'agonia.
Ma svanì la terribile visione,
appena dalla sfera in questione,
per asciugarsi il volto rigato
le mani la Maga ebbe spostato.
Ora solo nebbia la circondava:
in questa anch'ella si tramutava!
Da Luri nel cielo fu trascinata
e a rimaner con lei fu destinata.
Ogni mese, quando Luri splendore
massimo raggiungeva, poche ore
Aurian trascorrer ancora poteva,
nella Torre che di nuovo viveva.
La nebbia così si dissolse e tornai
alla realtà o forse sol lo pensai!
La figur del Mago era svanita!
Or dunque, dove sarà mai finita?
Dove fu scorta l'altra volta tornai,
ma soltanto pietre annerite trovai,
tra gl'alberi circostanti entrato,
alla porta Nord di Lot fui portato.
Quando rientrai la notte era inoltrata
e dopo una lunga chiacchierata
con un Ufficiale del Granducato
la porta fu aperta! Ero tornato!
Quando scrissi dell'accaduto, certo
non fui e di sicur non mi diverto
a dir che a credere a questo indugio!
Pietre nere? D'un cacciator rifugio …
Liberamente
tratto dal Mito omonimo depositato presso la Biblioteca dei Detentori
dell’Arcana Saggezza
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Bardo Cantore
Eldrow
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