La
Leggenda dei Teatranti
♫ ♫ ♫ ♫ ♫ ♫ ♫
Si
narra che la pergamena raffigurante la pianta del Teatro del Giglio sia stata
rinvenuta da Konrad, nelle stanze private del Direttore Artistico, mentre si
apprestava a sostituire Milady Kimberly che aveva lasciato la guida della
Compagnia.
Incuriosito dalla pergamena il nuovo Direttore si recò a trovare Milady
Kimberly, per chiederle spiegazioni sul perché non avesse mai pensato a
divulgare pubblicamente il bellissimo disegno.
Kimberly allora gli raccontò la drammatica storia che mi appresto a
riportare.
”Parecchi anni or sono, quando Honorius invase la Città costringendo gli
abitanti superstiti a rifugiarsi nella Cittadella, gli animi dei Cittadini
erano piegati dal dolore e dalla sofferenza.
Tutto quello che avevano costruito in quegli anni spensierati era caduto nelle
mani del loro più grande nemico e, forse, era andato distrutto sotto la furia
incontrastata degli Orchi.
Lungo le strade della Cittadella la gente camminava triste, pensando a quanto
aveva irrimediabilmente perduto.
Nere pire di fumo si levavano dovunque e le cupe vampe distruggevano quanto di
più caro ognuno avesse.
Fu allora che il Conte Thorm, insieme agli altri Nobili, decise di provare a
risollevare i cuori dei Cittadini. Anche loro si rendevano conto che ormai la
Città era irrimediabilmente persa e non c’era più nulla da fare per
poterla riconquistare.
Come fare allora per scacciare la tristezza dai cuori degli abitanti del
Granducato? Come fare per portare di nuovo il sorriso e l’allegria sui volti
di tutti?
Fu così che Thorm convocò i Bardi a Corte e, insieme a loro, programmò una
grande festa, nella speranza di risollevare i cuori di tutti dal profondo e
nero abisso in cui erano caduti.
Ma il Conte si rese conto che canti e poesie, per quanto belle e spensierate
fossero, non potevano bastare.
Si ricordò allora che in Città era stato edificato un piccolo, vecchio
Teatro, dove un’allegra e competente compagnia metteva in scena opere per il
piacere della cittadinanza.
Di quel Teatro non restava, ormai, altro che un cumulo di macerie ed il
rimpianto che un luogo d’arte avesse trovato nella brutalità della guerra e
dell’ignoranza la sua ingloriosa fine.
Thorm decise allora di costruire un nuovo Teatro all’interno della
Cittadella, ben più grande del precedente, e di istituire una professionale
Compagnia Teatrale che tramandasse la memoria di quei pochi entusiasti
dilettanti e, rallegrando gli animi, potesse non solo ricordare i tempi
passati, ma fosse anche monito contro la brutalità e l’arroganza.
Allora chiamò a sé Musashi, il Sensei di Corte.
<<Amico mio>> lo
apostrofò il Conte <<Ho una
missione per Voi e non è detto che possiate tornar vincitore>>.
<<Ditemi Conte, la mia persona
ed il mio cuore sono al Vostro servizio. Comandatemi e io ubbidirò alla
vostra favella>>.
Fu così che il Conte Thorm chiese a Musashi d’inoltrarsi nottetempo nella
Città in mano al nemico e di andare a recuperare la vecchia planimetria del
Teatro, che doveva trovarsi ancora tra le macerie.
La notte passò e fu di nuovo giorno.
E col giorno Musashi tornò a Corte e consegnò al Conte una grande pergamena
col disegno di un bellissimo Teatro.
Il Conte, sorpreso, chiese spiegazioni ed il Sensei raccontò.
<<Giunto dopo mille peripezie alle macerie del Teatro, disperavo di
trovarvi quanto m’avevate chiesto. La parte della Biblioteca, che
raccoglieva le opere rappresentate fino ad allora, più non esisteva, rasa al
suolo dalle truppe di Honorius.
Dove cercare? Come essere sicuri di non tralasciare nemmeno la minima
possibilità di ritrovare la piantina?
M’aggiravo così demoralizzato ed afflitto tra le rovine, rovistando tra le
macerie, quando la mia attenzione venne richiamata da un lamento.
Così mi volsi nella direzione da cui proveniva e non vi narrerò né quanto
stupore mi colse, né cosa provai quando vidi chi era l’autore di quel
lamento.
A pochi passi da me, avvolto nelle eleganti vesti che un tempo portava, stava
un fantasma.
Lo spirito si lamentava e piangeva lacrime impalpabili, che andavano a
ricadere sul terreno senza bagnarlo e senza lasciare traccia.
Preso da curiosità e da reverenziale timore mi avvicinai piano a lui, la mano
ben stretta sull’elsa della mia katana.
Lui mi scorse e cessò il pianto, mentre volgeva su di me uno sguardo triste e
carico d’amarezza, tanto che il mio cuore si mosse a pietà nei suoi
confronti.
Ed iniziò a parlare … mi raccontò chi era stato nella sua vita conclusa e
cosa aveva fatto.
Venni così a sapere che quell’anima in pena non era altri che l'ultimo di
quegli Attori che avevano tentato, invano, la difesa del luogo d'arte e
cultura.
Egli era morto, insieme a tutti i suoi compagni, nel disperato tentativo di
difendere quel piccolo, rustico, Teatro dalla ferocia degli Orchi.
Mi raccontò dell’inutile resistenza che avevano opposto e della loro caduta
sotto le spade dei nemici.
E mi raccontò della distruzione del Teatro e dello scempio che le truppe di
Honorius avevano operato nella Biblioteca, bruciando ogni cosa.
Tristissimo per la notizia che ogni documento era perduto, stavo già per
incamminarmi di nuovo tra le macerie per far ritorno a Voi, a mani vuote.
Ma quel povero fantasma aveva in serbo una sorpresa.
Egli m’indicò uno stretto pertugio tra le rovine e, con un gesto
sofferente, mi fece capire che lì c'era qualcosa da cercare.
Così, frugando, trovai questa carta, con il disegno di un nuovo bellissimo
Teatro, il sogno d’ogni Attore.
Mi voltai verso il fantasma e lo vidi sorridere.
Capii che quel disegno era qualcosa di speciale, era il frutto del sacrificio
di quei giovani morti per tentare l'inutile difesa della loro casa dell'arte:
un sogno divenuto realtà.
Era quello che avrebbero desiderato se la vita avesse dato loro maggior
fortuna.
Rialzando gli occhi dalla piantina, commosso, cercai il fantasma per
ringraziarlo, ma egli era scomparso, compiuto il suo ultimo dovere.
Finalmente ripresi la via della Cittadella, ed eccomi qui, con questo
tesoro>>.
Questa è la storia della planimetria che avete in mano; una storia che parla
di morte, di tristezza e della speranza della rinascita di un sogno.
Il Conte Thorm mi la donò il giorno in cui fu fondata la Compagnia Teatrale,
dicendomi di conservare gelosamente quel sogno e che, presto o tardi, sarebbe
divenuto realtà. Adesso io la lascio a Voi, un pegno perché sappiate quanto
sia importante il nostro compito e quale sacrificio sia stato l'origine della
nostra storia.
Io non l'ho mai mostrata perché ancora non era arrivato il giorno, ma sono
certa che Voi, presto o tardi, lo farete, perché quel giorno arriverà! Così
come sono certa che riuscirete a trovare, quando avrete appreso tutti i
trucchi della difficile arte del Direttore, in un luogo segreto del mio
ufficio, una seconda piantina che illustra tutti i cunicoli che si dirameranno
dal nuovo Teatro per raggiungere ogni luogo di Lot, così da dare ai nuovi
Teatranti quella speranza di fuga che i nostri predecessori non ebbero".
Konrad sorrise ed accettò di buon grado, augurandosi anch’egli di poter
coronare il sogno della Compagnia Teatrale, di un vero, grande, nobilissimo
Teatro.
Disegnò alcune copie della pianta del nuovo Teatro, delle quali una, forse la
meglio riuscita, venne persino venduta all’asta.
Non
ci è dato di sapere se, alla fine, riuscì a scoprire anche la seconda
piantina …
Si sa solo che, da qualche tempo, egli riesce ad uscire in ogni luogo del
Granducato da una curiosa botola.
Ma questa è un'altra storia!
♫ ♫ ♫ ♫ ♫ ♫
♫
Konrad
Direttore Artistico della Compagnia dei Teatranti
♫ ♫ ♫ ♫ ♫ ♫
♫
♫ ♫ ♫ ♫ ♫ ♫ ♫
** Certificazione del Sommo Detentore dell’Arcana Saggezza Shanty **