ACKENATON

 

Ascoltate, o miseri e patetici mortali, ascoltate le origini di colui che scaglierà le vostre fievoli anime nell’oblio di Morte, udite quest’ultimo canto blasfemo, che risuonerà in voi attraverso l’eternità di sofferenza che vi spetta! Ascoltate le origini di Ackenaton.

 

“…Melinbone, l’antico impero, tutto cominciò lì. il Fato prescrisse che l’oscura progenie di Morte continuasse. L’imperatore, la cui possanza era seconda solo alla perfidia , rase al suolo la sua stessa terra, giacché Ei decise che fosse giunto il tempo di assecondare la Nera Signora, di fare ciò per cui era stato creato: nutrirla. Quale miglior modo se non sradicare le vite d’un intero impero? L’Imperatore Oscuro, il Signore dei Necromanti, Mortis Magister: questi erano alcuni dei tanti appellativi che Ei aveva, e che pienamente meritava: non un essere umano sotto il corpo nel quale si celava, bensì un demone, creato dalla Signora che Ei serviva, Morte: NECRONOMIC, questo era il nome con il quale si presentava ai miseri mortali.

Ei celebrò  quell’avvento in un tripudio crescente di puro godimento, mentre distruggeva, uccideva, sradicava, annichiliva ogni cosa che avesse l’alito di Vita in sé.

Tuttavia, in quell’immensa catarsi, una persona sfuggì al tocco del Signore dei Negromanti: Tiope, la donna che Ei aveva scelto tempo addietro come moglie, che in grembo conservava il figlio dell’albino Necronomic, sua progenie, che avrebbe ereditato il sangue demoniaco del padre.

La donna, terrorizzata per la scoperta della vera natura dell’Imperatore, sfuggì alla distruzione, forse per volere del Fato, forse perché l’Imperatore stesso le permise di fuggire.

Mesi passarono, e Tiope, lasciatasi dietro la follia del Mortis Magister, vagò di città in città, sinchè non trovò una residenza stabile in una cittadella….Ivi ella costruì la sua dimora, entrando a far parte della Confraternita dei Druidi, attirata e dal loro credo e dalla loro fede nella Natura. Le piaceva la città, poteva quasi respirare l’aria che v’era in Melinbone, prima che le campane del Fato suonassero. Voleva dimenticare e ricominciare.

Il tempo scorreva muto, senza eventi, e la vita, dopo lunghi mesi di patimenti, cominciava a sorriderle, mentre nel ventre le cresceva il Seme dell’Odio…Un crescente timore prendeva piede nel suo animo, per sé stessa, per il bambino che stava per nascere: sapeva ben che il sangue del padre un giorno si sarebbe rivelato anche in lui.

 

Una notte, dopo aver partecipato ad un rituale druidico, ella sentì che il momento era arrivato: fu presa da dolori lancinanti, ma rapidamente assistita dai confratelli Druidi.

Il parto che ne seguì ebbe qualcosa di blasfemo, tanto che i Druidi stessi fecero un rituale per scacciare le entità maligne: urla terribili, provenienti dal nulla, un gelo intenso attorno alla donna, ed una risata onnipresente, cupa, terribile…Tiope rischiò di morire, fra le lacrime ed il dolore, giacché sapeva la causa di quelle manifestazioni maligne.

 

Tuttavia il bimbo nacque, vispo, tra le braccia della madre, che rabbrividì non appena notò quanto somigliasse al Signore dei Necromanti…lo stesso volto, le piccole corna sulla fronte, la pelle d’un colore rosso: un demone.

 

“..Ackenaton sarà il suo nome…”

 

Mormorò, incurante di quello che sarebbe potuto divenire, permeata dell’amore che una madre serba incondizionatamente per il proprio figlio.

 

Dai Piani Negativi, ove Necronomic s’era ritirato dopo aver perpetrato la catastrofe, una risata si levò alta e terribile, che fece tremare le stesse anime dannate, perse nella loro eternità di dolore.

 

Ackenaton crebbe fra le cure della madre, che segretamente sperava che non dovesse andar incontro a ciò che il Fato per lui prescrisse, e crebbe forte, imparando le basi della scherma, dotato di un carattere forte e buono, ereditato da Tiope.

Con la madre impegnata nei doveri di Druido, il giovane demone si ritrovò per intere giornate a percorrere le vie di Lot, la cittadella ove era nato, ad allenarsi con la spada, ad osservare con grande invidia le lucenti corazze dei Cavalieri che s’intravedevano possenti in sella a magnifici destrieri.

Una sera intravide un colossale Cavaliere, ricoperto di una corazza di colore dell’ebano, di colore dell’oscurità più profonda, inerpicarsi con un possente destriero, rigorosamente nero, per una via scoscesa della città.

Quella visione scatenò in lui qualcosa, una sensazione inspiegabile, un’eccitazione improvvisa…Invero, il sangue dell’Imperatore finalmente cominciava a chiamare disperatamente la sua vera parte, il suo vero lato, al quale era predestinato: le Tenebre, l’Oscurità.

Ackenaton, di nascosto, seguì il Cavaliere, che entrò in una caverna…

 

siano forse codeste le terribili caverne di lot del quale mia madre mi parlava? Quelle popolate da esseri oscuri?

 

Il ragazzo si domandava, e, sebbene gli avvertimenti della madre, non provava nessuna paura, piuttosto un’innata curiosità…ma più di tutto ardeva dalla voglia di sapere qualcosa di quel poderoso Cavaliere rivestito d’una corazza sì oscura.

Scacciò rapido quei pensieri, ed entrò indomito nella caverna…Buio, completamente buio, nessun rumore, eccetto la gelida brezza invernale che s’infilava possente in ogni anfratto della caverna.

Ackenaton si guardò in giro, non per trovare una fonte di luce, dal momento che aveva realizzato che quel buio era confortevole, ma per cercare tracce del Cavaliere.

S’inoltrò ulteriormente nelle tenebre, sino a che una mano possente non gli afferrò la spalla, facendolo voltare bruscamente.

 

Ragazzo

 

La voce risuonava possente, mentre il giovane demone fissava negli occhi il grande Cavaliere, che s’erano accesi d’una intensa luce verde. Stranamente, non era impaurito, nemmeno dopo quella visione. Solo l’ardente curiosità di sapere.

 

Cavaliere….chi siete voi?

 

Gli occhi accesi di verde lo scrutarono per qualche momento, finché il Cavaliere non lasciò la presa e scoppiò in una fragorosa risata, non di scherno, ma di stupore.

 

 

Ragazzo! Non leggo la paura nei tuoi occhi! Qual motivo t’ha spinto a seguire un Cavaliere Nero nella sua casa?

 

Ora il Cavaliere sorrideva, ed Ackenaton spiegò lui la sua curiosità innata…Non ebbe difficoltà, nemmeno fu impacciato a spiegare: stranamente l’enorme Cavaliere gli ispirava la più totale fiducia.

 

Cavaliere….Nero? Mai io sentii di tal Ordine di Cavalieri…Oh, a proposito Cavaliere, il mio nome é Ackenaton.

 

Il Cavaliere Nero sorrise al giovane demone….LUG era il suo nome, che attraverso gli anni sarebbe divenuto molto importante per Ackenaton. Con secoli d’esperienza sulle spalle, il Cavaliere Nero intravide subito la tendenza all’oscurità del ragazzo.

 

Ragazzo…Voglio vederti qui domani, al calare del sole…D’ora innanzi tu mi chiamerai precettore ed io ti chiamerò discepolo: Così LUG ha deciso! Il Fato ha deciso quest’incontro, ragazzo.

 

Proferite le sue parole, il Cavaliere Nero sparì nuovamente nelle tenebre donde era giunto, lasciando un raggiante Ackenaton solo, immerso nell’oscurità. Era felice: pur non sapendo perché, il ragazzo sapeva che quello sarebbe stato un giorno importante.

 

E così, giorno dopo giorno, Ackenaton venne istruito da LUG nel codice cavalleresco, nell’arte della scherma. Stava venendo corrotto, lentamente, o se vogliamo, stava divenendo quello che il suo sangue nelle vene reclamava di essere.

Tiope, dal canto suo, permetteva al figlio di stare assieme al Cavaliere Nero, giacché gli anni passati con i Druidi le avevano mutato sua la visione della vita in una muta neutralità su tutto: se Ackenaton voleva divenire un Cavaliere Nero ella non glielo avrebbe impedito, in quanto questo avrebbe permesso di mantenere la bilancia del bene e del male in uno stato d’equilibrio.

Gli anni passarono, ed Ackenaton, sotto stretta tutela del precettore LUG, divenne Cavaliere Nero a tutti gli effetti, permeato di onore e rispetto, come si addice ad un Cavaliere, tuttavia lasciandosi andare al lato più oscuro della sua personalità. Conobbe una donna nella cittadella, Roverandom, che accese in lui nobili sentimenti quali l’amore, e in questo fu ricambiato: il frutto della loro unione diede alla luce un bambino, destinato anch’egli a seguire le orme del padre, che chiamarono Andhor.

Il tempo scorreva, mentre la vita sorrideva ad Ackenaton, circondato dall’oscurità ora divenuta sorella e negli anni il figlio cresceva per divenire a sua volta Cavaliere Nero, mentre lo stesso Ackenaton guadagnava gradi all’interno dell’Ordine.

 

Come in ogni favola che si rispetti, una sera tempestosa ed uggiosa, l’Imperatore tornò. Il Signore dei Necromanti giunse su Lot per rivendicare qualcosa che gli apparteneva, qualcosa che avrebbe compiuto il ciclo inesorabile che il Fato gli aveva serbato: Ackenaton.

Una figura ammantata ed incappucciata vagava come uno spettro nella notte della città scossa dalla tempesta, deserta, ove il calore dei fuochi ardeva fiero nelle case, ma un gelo mortale regnava all’esterno. Il figuro avanzava a passo sicuro fra le vie, sicuro della direzione, sicuro dell’obiettivo. Si avvicinò all’uscio di una casa, spalancandone violentemente la porta…posò lo sguardo su due attonite persone che lo fissavano, colte di sorpresa: Ackenaton e Tiope.

La donna si ritrasse dietro al Cavaliere, che estraé l’arma rapidamente, pronto a fronteggiare l’intruso…se non ché il figuro fece un semplice cenno con la mano ed Ackenaton si sentì come se le forze gli mancassero, lasciò cadere la spada e fu costretto all’immobilità. La donna era impaurita, mentre un pensiero, sepolto negli anni, riaffiorava possente e terribile nella sua mente.

L’intruso aprì prima il mantello, che rivelò un corpo rivestito d’una corazza di fattura antica, e recante simboli sconosciuti, indi si tolse il cappuccio, scoprendo il volto.

L’urlo angosciante di Tiope riecchegiò nella notte.

 

Non mi riconosci, bambino mio?

 

Mormorò Necronomic, con un pallido sorriso sul volto, mentre fissava il figlio pietrificato negli occhi, e non badava minimamente alla donna, che delirava urlando, mentre i suoi più reconditi incubi divenivano realtà.

La somiglianza era impressionante: se non per la faccia più invecchiata ed incorniciata di strani e sinistri tatuaggi del padre, ed i capelli albini, si sarebbero potuti scambiare per la stessa persona.

Ackenaton, pietrificato da un antico arcano del padre, lentamente se rese conto…La madre gli aveva raccontato del padre, non le aveva mentito.

 

…Padre!!

 

Riuscì a biascicare il demone, risentendone più dell’improvvisa apparizione che dell’arcano. L’Imperatore reclinò la testa e rise terribilmente, mentre andava ad abbracciare in un gesto simbolico il figlio….Il suo tocco era gelido, Ackenaton sentiva quasi come se la sua stessa vita fosse congelata da esso.

 

Figlio mio! Quanto tempo, quanto! Ma finalmente il cerchio si é chiuso, ora sei pronto! La Nera Signora ti possiederà, come fu scritto, come ella decise, a me ora il compito di portarti da essa! Oh, figlio mio! Assieme monderemo queste anime, tutte, per nutrirla, giacché a questo noi siamo stati creati! Ma prima…

 

E Necronomic interruppe l’oscuro monologo, per posare lo sguardo per la prima volta, dopo parecchi anni, su Tiope…con un perfido ghigno disegnato sulle labbra si avvicinò alla donna delirante, che tentava di ritrarsi, ma ella stessa sapeva che dal Fato era impossibile ritrarsi…e l’Imperatore, avvicinandosi, appariva ai suoi occhi come il passato giunto a prenderla.

 

Tiope…Parecchi anni or sono ti sei salvata dal mio tocco giacché dovevi far nascere mio figlio…Tiope! In questi anni ti ho bramata…Ma é tempo di mettere la parola fine, mia cara…Ti ricongiungerai con me, in Morte! E così, l’ultima dell’antica Mélinbone cade!

 

Il Mortis Magister, estraendo con un gesto fulmineo l’immenso spadone che teneva appeso alla schiena, pose fine con un singolo gesto della vita di Tiope, con uno sguardo di incredibile piacere…si volse nuovamente, con la lama grondante di sangue, verso il figlio, il quale aveva dipinto nel volto un’espressione di pura ira ed odio.

 

Mi odi, figlio mio? Ottimo! Giacché di odio sarai permeato molto presto! Sei pronto, figlio mio, sei pronto anche tu! Pronto per divenire come me, per servire la Nera Signora! Con Tempestosa, lama forgiata con un frammento dell’essenza di Morte stessa ora tu perirai! Sarai spoglio della tua umanità, spoglio delle patetiche morali che animano coloro che la fiamma di Vita possiedono! Ackenaton é morto! Gloria al Mortis Minister!

 

Ed urlate affondò la lama di Tempestosa nel costato del figlio, tra inni blasfemi di giubilo, che si confondevano tra i boati della tempesta scatenata sulla città.

 

Freddo. L’unica sensazione che riusciva a percepire, in quel mondo popolato solo di buio, mentre era conscio di qualcosa, così potente, insinuarsi in lui, bramosa della sua essenza, ed il gelo, il gelo incredibilmente profondo…Una voce, che nemmeno sentiva tuttavia sapeva di percepire, che parlava in una lingua a lui sconosciuta, eppure che comprendeva.

Un incubo blasfemo ed oscuro. Odio. Odio. Odio! Null’altro.

 

Si destò sopra una sorta di altare…I suoi lineamenti erano gli stessi, solo la sua espressione, i suoi occhi, che esprimevano solamente IRA e ODIO per tutto ciò che possedeva vita…dei tatuaggi, simili a quelli sul volto del padre ora incorniciavano anche il suo viso.

Era perfettamente conscio ora, della trasformazione avvenuta, di ciò che era, di ciò che era suo padre, di ciò per cui era creato.

 

Benvenuto in codesto piano, Mortis Minister!

 

Lo salutò l’Imperatore, apparendo a lato dell’altare, con il volto dipinto di sommo piacere. Aveva reso il figlio un Mortis Minister, un servitore di Morte, un essere animato da Morte stessa, non più dalla fiamma della vita.

Ackenaton si levò dall’altare, piegando un ginocchio a terra in cospetto del padre.

 

Mortis Magister, son qui. Sia resa gloria a Morte, nostra Signora!

 

Mors Omnia Develit. Morte ha cancellato tutto. Nell’essenza di Ackenaton nessun sentimento fu mai più concesso, se non quelli negativi, di cui le creature come lui si nutrono.”

 

Qui Finisce la mia storia, ignobili esseri…Ora é tempo di nutrire la Signora!