Pochi e confusi i ricordi della mia fanciullezza.
Sono nata in un piccolo villaggio nelle Terre d’Origine degli Elfi, molto ad Ovest del Continente di Extremelot.
Ho trascorso la mia infanzia come ogni Elfo, vivendo a contatto con la Natura e le sue preziose creature, studiando dagli Anziani ed imparando qualche piccolo rudimento del combattimento con la spada … non sono mai stata molto abile con l’arco, poiché nel mio immaginario era il duello corpo a corpo che poteva provare il vero valore di un esperto combattente. Ammiravo i guerrieri di cui sentivo narrare nei Canti degli Antichi, la sera, intorno al fuoco e con la fantasia m’immaginavo di essere al loro posto.

Capitava, quindi, che la notte uscissi di nascosto con il favore dell’oscurità e la benedizione di Luri - la quale sempre ha avuto grande influenza sui miei sensi e sulla mia personalità - e fingessi di interpretare le battaglie delle Epoche Passate, con la mia piccola spada di legno ed il cuore colmo di sogni ed aspirazioni.
Fu una di quelle notti che accadde l’inevitabile.
Proprio quando l’alba del nuovo giorno si accingeva a salutare l’arrivo di Sol congedandosi da Luri, io feci ritorno al mio villaggio e non trovai che orrore e devastazione.
Un incendio, che doveva essere stato di indescrivibili proporzioni, aveva raso tutto al suolo … non rimanevano che pochi focolai ancora non del tutto spenti, cadaveri ovunque ed una “H” dipinta con il sangue sul portone, completamente scardinato, di quella che fino a quel momento era stata una pacifica comunità elfica.
Inorridii e, colta dallo sgomento, mi misi in viaggio, senza una precisa meta, senza più uno scopo di vita od un legame familiare.


Lungo il cammino incontrai una carovana di viandanti, che, vedendomi in difficoltà, si offrirono di accogliermi e di prestarmi soccorso. Accettai perché proprio non sapevo dove andare e, non senza qualche timore, mi avviai verso un futuro ignoto tanto quanto inaspettato.
I viandanti mi dissero che stavano recandosi a Theltartown, in occasione delle nozze del Principe Theon, figlio del Reggente Thoyren, e della Principessa Lynessa, che invece proveniva da Quinalth. Recavano con loro alcuni doni per i futuri sposi e la recondita speranza di essere accolti in quella città come abitanti.
Il racconto della storia d’amore tra Theon e Lynessa mi appassionò a tal punto che decisi di annotarmela su un piccolo logoro pezzo di pergamena … in questo modo avrei potuto rileggerla quando mi fossi sentita malinconica e magari raccontarla a qualche fanciullo, la sera, intorno al fuoco, così come con me avevano sempre fatto gli Anziani.
La carovana proseguiva il suo viaggio verso Est e nuove terre si palesarono ai miei occhi curiosi: prima foreste sterminate, poi i Colli Ventosi, costantemente battuti da un forte e gelido vento che preludeva a delle montagne, attraverso un passaggio tra i perenni ghiacciai, la Gola dei Ghiacci appunto. Da qui cambiammo direzione e cominciammo a dirigerci a Sud.


Una mattina la vidi e fu come un sogno.
Theltartown veniva anche chiamata la “Città dalle Torri Argentate” perché le sue dodici torri erano interamente costituite da theltar, una roccia estratta dalle cave nella Gola di Pandrias, e quando venivano illuminate dalla luce del sole sembravano imponenti colonne d’argento, innalzate al cielo lungo le mura interne della città.
Fummo accolti benevolmente in quel luogo perché tutta la popolazione era in festa per le imminenti nozze. Ci venne offerta ospitalità ed anche la possibilità di lavorare, per provvedere al nostro mantenimento.
Cominciavo a sentirmi meglio, sebbene l’immagine di quella “H” insanguinata continuasse a tormentare i miei sonni … non sapevo che cosa potesse significare, ma era inevitabile che l’associassi ad orrore e distruzione.
Fu proprio a Theltartown che sentii per la prima volta parlare di Hotalth, potente Mago dalla Veste Rossa e del di lui figlio, Honorius, il più spietato tra i Maghi dalla Veste Nera. La maledizione che Hotalth aveva lanciato sulla Guardia Personale della Principessa Lynessa, era divenuta quasi una leggenda ed io avevo ormai da tempo preso l’abitudine di annotare tutte queste informazioni su un piccolo libricino, che custodivo come un prezioso tesoro in mancanza di quei ricordi che mi erano stati sottratti con tanta crudeltà.
H … Hotalth… era forse lui la causa della mia disperazione?
Non potevo esserne certa, ma più ne sentivo parlare e più mi convincevo di questa possibilità. Gli eventi dei giorni a seguire m’indussero a credere sempre più fermamente nelle mie convinzioni. Hotalth tentò di rapire Lynessa al fine di legare a sé, con un matrimonio imposto, il trono di Quinalth e soltanto il coraggio della Guardia Personale della Principessa e di alcuni tra i suoi più valorosi uomini impedirono che il nefasto destino della giovane sposa si compisse. Durante quel terribile scontro la fedele Guardia, con un sol colpo di spada, ferì gravemente il padre di Honorius ed egli, prima di perdere definitivamente conoscenza, riuscì a scagliargli contro una potente maledizione, che avrebbe segnato fino alla fine dei tempi il normale svolgersi degli avvenimenti. <<chiunque pronuncerà il nome di quella guardia ne prenderà il nome ed il posto>> queste furono le parole che, in principio, apparvero arcane e misteriose; ma il Principe Theon, compresa la vera entità del maleficio, ordinò immediatamente che il nome della Guardia non venisse mai più pronunciato.
Le nozze di Theon e Lynessa furono un’apoteosi di sfarzo e magnificenza e la vita dei due nubendi si preannunciava serena e ricca di speranze. Ma Hotalth non aveva rinunciato ai suoi loschi progetti e la rabbia per la sconfitta subita si tramutò presto nel desiderio di vedere morta Lynessa. Ancora una volta il Mago dalla Veste Rossa riuscì ad attentare alla vita della Principessa ed ancora una volta fu solo il coraggio della Guardia Personale e del suo più fedele Capitalo, tal Erik, ad impedire che il peggio si compisse. Theon, furente, decise che era necessario porre fine a quel pericolo una volta per tutte ed approntò una spedizione, con a capo la Guardia Personale ed i Capitani Erik, Thorm e Petrus, alla ricerca dei due malvagi Maghi.


Tutto si compì e la Guardia Personale di Lynessa sferrò l’attacco mortale contro Hotalth. I Regnanti lo ricompensarono con il prestigioso titolo di Granduca, assegnandogli le terre che confinavano con i Monti delle Nebbie, mentre il Capitano Erik venne insignito con il titolo di Conte. Theon e Lynessa ordinarono al Granduca di costruire una città nella terra appena ricevuta; una città che sbarrasse il passo agli assalitori e che fosse il primo baluardo contro le forze del Male che occupavano la Pianura Gelata, al di là dei Monti.
Il Granduca, insieme al Conte Erik ed ai Capitani Thorm e Petrus, fieri del compito a loro dato, organizzarono tutto ciò che era necessario per attuare la richiesta dei Principi e così nacque Lot.
A Theltartown arrivavano continuamente notizie della nuova Cittadella ed i miei appunti su tutti questi accadimenti cominciavano a prendere realmente la forma di una storia. Lot, da quanto mi narravano i mercanti, si espandeva a vista d’occhio e molte genti giungevano da ogni dove, felici di mettere le proprie arti a servizio di questa città che era stata fondata per combattere il Male.
Ma quella “H” perseguitava ancora i miei sonni e quando venni a conoscenza del fatto che Honorius aveva giurato di distruggere Lot per vendicare la morte di suo padre, la decisione fui presto presa: avrei dato il mio contributo, seppure piccolo, alla lotta contro di lui, per il mio piccolo villaggio raso al suolo, per Theon e Lynessa e per Lot!
Raccolti i miei pochi averi ed i miei tanti appunti, mi unii alla prima carovana in partenza per la Cittadella e non appena la vidi, stagliarsi all’orizzonte, compresi che quella sarebbe stata la mia vera città.
Era il 15° giorno, del 8° mese, del III anno dalla Fondazione.
I primi giorni furono difficili, non conoscevo nessuno e non avevo un mestiere, ma la cosa che subito colpì la mia curiosità fu il vedere una moltitudine di razze convivere, più o meno pacificamente, nello stesso luogo e con un fine comune.
Un giorno incontrai una persona nella Piazza del Mercato, mi salutò augurandomi “Veritas et Sapientia”. Il suo nome era nagual e mi spiegò che faceva parte della Gilda dei Detentori dell’Arcana Saggezza, un ordine che si occupava di ricostruire la Storia di Lot e dei suoi abitanti. Mi disse che la Gilda constava anche di un braccio armato, che era preposto alla salvaguardia di coloro che venivano chiamati Saggi. Capii che quella doveva essere la mia strada e, non appena ottenni la Cittadinanza, feci il mio ingresso nella Gilda dell’Arcana Saggezza, con il ruolo di Difensore.
Ricordo ancora con grande commozione il giorno in cui ebbi l’investitura, il Depositario del Mistero Althair mi consegnò DeathKiss, lucente lama forgiata dagli Elfi Silvani in una notte di luna piena, e poi mi drappeggiò il mantello grigio bordato di bianco, dicendomi: << Shanty, da questa sera siete un Difensore dell'Arcana Saggezza. Voi sarete chiamata a difendere i Saggi e Voi risponderete per ognuno di loro. La Vostra forza sarà la loro forza. Il Vostro onore ed il Vostro coraggio saranno il loro scudo>>.
Queste parole si scolpirono nella mia anima, rendendomi difficilissima la decisione di lasciare i Difensori, anche se con la prospettiva di andare a ricoprire altri e più importanti incarichi sempre all’interno della gilda dei Detentori.
Nel periodo in cui sono stata Difensore ho partecipato a molte battaglie ed innumerevoli avventure, tutte sempre volte alla difesa di Lot da parte dei suoi due più cruenti nemici: Honorius e Nathamer. Fu proprio per contrastare la brama di potere di Nathamer che entrai nella Compagnia dell’Amuleto, un gruppo di dodici valorosi combattenti, disposti a donare la propria vita in cambio del ritrovamento dei Dodici Amuleti delle Razze.
Una volta lasciati i Difensori mi sono dedicata anima e corpo alla scrittura.
L’unione degli appunti presi nel corso della mia vita, dei ricordi del mio amato Maestro, il Sommo Detentore Althair, nonché il contributo di altri validi Detentori, ha portato alla stesura dei primi due libri della Storia di Lot. Lentamente tutti i tasselli degli accadimenti cominciavano ad inquadrarsi in un mosaico di accadimenti passati e presenti che, in breve tempo, sono divenuti parte fondamentale del bagaglio storico e conoscitivo della Città.
Un triste giorno, però, Althair lasciò il suo mantello ai piedi dell’altare della Dea Themis, mormorando: «Mia Signora, presto qualcuno verrà a prenderlo ed a rivendicarne il possesso». Il Senatore Glaudius ritrovò qualche istante dopo il mantello, lo prese con sé ed, incontrandomi casualmente fuori dal Tempio, me lo consegnò. Quel giorno per volere nobiliare Myriam ed io fummo insignite della carica di Sommo Detentore dell’Arcana Saggezza: era il 6° giorno, del 7° mese, del VI anno dalla Fondazione.
Non conosco quale sarà il mio destino, l’unica cosa che so è che nulla è eterno e tutto si compie. Credo fermamente che la cosa più importante sia dimostrare con i fatti il proprio valore e lasciare una traccia di sé, negli animi e nella Storia.

Shanty
Sommo Detentore dell’Arcana Saggezza