L’avvento del nuovo Governo
(il racconto, per non dimenticare)

- Carestia -

Le prime ombre della sera del 27° giorno si allargavano sui Giardini Elisi della Corte, quando i lieti festeggiamenti per l'investitura di alcuni Giullari furono bruscamente interrotti dal ruggito potente e dalle sferzate delle dorati ali di un Drago.

Icewind doveva essere il nome di quel Drago, poichè ogni anima presente al Palazzo Ducale, riconobbe, nel Cavaliere, la figura dell'Infante UtherPendragon.

I timori di una scossa improvvisa furono presto recisi dall'emozione e dall'allegria, che arcuarono le labbra degli Attendenti Dead e Maron, del Primo Dignitario di Corte Sventratroll, del Giullare di Corte Fokuz, dei Dragoni e dei testimoni che riempirono i cortili.

Tanta la sorpresa del fanciullo nell'avvedersi di tale interesse, in particolare dell’Attendente e Spettro Dead materializzatosi a pochi passi da lui.
Tanto il desiderio di conoscere le condizioni di salute dell'Infante da parte di coloro che non avevano rinunciato a credere nell'Antica Anima del Granduca, di cui Uther era la legittima immagine.

Le strette confidenze del Fanciullo sottolinearono tra l'altro il suo ottimo stato.
Prima di riportare il Drago tra le nuvole, egli pregò gli astanti di informare il Conte sulle proprie condizioni e di rassicurarlo sul fatto che presto sarebbe tornato.

L'intervento dell'Infante suscitò non poche perplessità soprattutto nei sostenitori di Simeht e in quanti tentennavano nel non considerare la presenza di una fonte naturale negli aspetti più recenti degli eventi.

La possibilità che gaia, la Natura, potesse ancora una volta sradicare conoscenze e conclusioni dalle fondamenta dell'Albero Scuro che stava annerendo il Regno, divenne certezza, con l'ennesima manifestazioni del suo incanto.
Tuttavia, non sempre i segnali di cui essa fece fruitrici Anime assetate di speranza furono sintomi di lucida comprensione.

La notte seguente alla discesa di Uther negli Elisi, la Foresta del Piccolo Popolo si tinse di sinistri presagi.

Al cospetto di Streghe, Paladini, Druidi, radunati per trovare soluzione all'Avvento del nero Conte, l'incanto magico mirato a ricercare risposte in Gaia avvampò di morte.

Ciò che spinse l'ArciStrega Presea e l'Ard Rhys AC22 a interrompere il cerchio magico evocatore fu la repentina presa di coscienza sull'aura negativa che ben presto aleggiò tra le fronde della Foresta.

La testimonianza della Prima Strega Fattucchiera, la Fata di Avalon Berenice, fu importante per scoprire i dettagli di un equilibrio che venne lentamente rovesciato.


"Quel che era luminoso divenne oscuro, Leoni e Paladini vennero confusi da strane, orribili e poi seducenti visioni, mentre lo Shalafi Nero Biba, forse richiamato dal Male stesso, giungeva silente, tentando di portare Morte ove solo Vita pulsava in quell'istante."

Goldran.
Questo il nome della creazione di Gaia.
Questo il simbolo della Sua insoddisfazione.
L'opera di Simeht l'aveva resa intollerante, furiosa. Giudice di una situazione che pareva lambire l'aspetto più truce della natura stessa.

Goldran era il mezzo per manifestare tale insoddisfazione, tale rabbia, sputata sulle Anime della Foresta in maniera quasi scioccante.
Per coloro che nutrivano solo speranza, solo fiducia... per coloro che "aspettavano", Goldran fu una rivelazione d'urto.

Bene e Male vennero in pochi istanti sovvertiti e rimpiazzati, sommersi e divisi.
Le streghe furono innalzate nel vento e sottoposte allo sguardo cruento di Goldran "...come bambole animate da spiriti malsani", ebbe a vergare la Fata di Avalon, mentre Hywelis Echtelen, Druido Custode dei Riti e della Storia rivelò che "... improvvisamente tutti ci ritrovammo quasi privati della capacità di muoverci, ogni contrazione dei muscoli, ogni spostamento costava una fatica immensa, come se stessimo tentando di attraversare non semplice aria, ma qualcosa di fortemente vischioso che ci catturava."

E le risposte che il concilio avrebbe dovuto trovare si invischiarono nell'incertezze, nella paura, nell'ansia, conducendo l'orma ad unico fine che altri non era se non il perpetuarsi delle domande.

Unica, e non potè essere diversamente, conferma, forse scontatamente demoralizzante per un conflitto degno di questo nome, fu la paurosa crescita della devastazione.
L'affermazione secondo la quale ogni guerra ha naturale conseguenza nella privazione della libertà e del benessere pei popoli, qualunque sia il risultato, trovò amaro conforto nel pensiero del Gran Mastro della Masseria, Lord Futre

Ebbero a disgregasi gradualmente le magioni che resero fiorenti gli anni di lustro del Granducato, nell'antico, seppur così recente, tempo in cui l'opera delle mansioni gildate concedeva sostentamento ed agio alla cittadella.

Tetra prospettiva, nell'analisi dell'idea del Gran Maestro, quella che saggiava i passi del Regno, tracciato da un palese nervosismo e da una profonda tensione.

Nefande le conclusioni e le prospettive che accompagnarono voce e tristezza della Masseria.
Materie prime introvabili, che portò ad un vertiginoso calo della produzioni di manufatti in legno e in metallo.
Scuderie svuotate dalla pressante richiesta di animali da soma.
Allevamenti debilitati dalla progressiva restituzione degli animali allo stato brado, per l'impossibilità di provvedere al loro sostentamento con le scarse risorse di cibo.
Coltivazioni distrutte e stanziamento delle ultime derrate alle fazioni combattenti che smaltirono irreversibilmente le scorte di vitto. In pratica, con una parola sola, Carestia!


Glenyller
Detentore Precettore dell'Infante