L’avvento del nuovo Governo
(il racconto, per non dimenticare)
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L'Appello del Conte Thorm -
Il malcontento che dilagava si tramutò in disappunto quando, sui muri che racchiudevano il Covo delle Guide, segni e parole ostili all'Augusto catturarono lo sguardo dei proseliti e delle Anime novelle.
Al tramonto del sesto giorno, incappucciate ed ammantate sagome si fecero largo tra gli stranieri, intingendo pennini e pennelli in vasi di vernice e spargendo il liquido sulle pareti.
Arcani e, certuni, poco chiari, simboli e macchie... "animate con le figure di gatti dalle corte orecchie ed i lunghi baffi", pregne di una sfrontatezza fuori discussione nei riguardi del Nuovo Governo.
Inneggianti alla Bianca Fazione, cosparsi del senso di Libertà, di Fratellanza e di Alleanza, fautrici di vivi moniti all'oppressione ed alla distruzione, le linee tracciate vennero immediatamente accolte con meraviglia ed alle clandestine figure fu dato ordine di repentina pulizia.
Ma il suggerimento non venne solo rifiutato, ma servì da spinta allo sfocio di voci e grida che, unitamente agli scritti oltraggiosi, dettero scompiglio alla precedente quiete.
"... Qualcuno più curioso di altri (un regista dei teatranti chiamato Loco) ha ricevuto su di sè e sulla sua nuova camicia la firma da uno degli artisti ammantati: le voci si sono alzate e la tranquillità del luogo è finita..." segnalò poi, con cura singolare, Lady Dilaine, "...Le guardie stesse tentavano di far desistere gli invasori minacciando di portarli tutti nelle segrete...".
Tuttavia, dove l'opera dell'attiva protesta non arrivava, seppure nel suo modus operandi ingenuo, giunse deciso il Fato stesso, che... "alla fine ha permesso che il gruppo compatto potesse finire quell'opera strana di chiara fede verso Themis e contro il Governo del Buio, portato in un luogo neutrale…." il Covo delle Guide.
I volti degli stranieri, ignari della faida della Cittadella, le loro anime, ancora senza macchia, poichè troppo giovani per ritenersi adatti ad uno o all'altro schieramento, le loro menti, infantilmente libere da soprusi ideologici e plagi filosofici, dovevano essere, a visione degli stravaganti ed ammantati pittori, il pugno allo stomaco del Governo del Dio Scuro.
Quel Governo che, lo stesso giorno, venne privato di un'altra spina del Nero roseto che fioriva tenace tra l'edera della cittadella.
La Torre Minas Estel, luogo Consacrato al nome di Themis, venne ricondotta nelle mani dei Chierici, loro legittimi proprietari.
La sera prima, sfruttando la confusione della battaglia al Belvedere "... la Custode Danu, per prima, varcava la soglia della Torre Minas Estel..." annunciò il Chierico Amanuense Precettore dell’Infante, Lady Rhuna Bluerose Stormshaow, soffocando, subito dopo, il pianto di una devastante, per quanto non propriamente inaspettata, visione... "Non posso nascondere la profonda pena che i nostri cuori provarono nell’apprendere che la nostra amata dimora è in parte distrutta, piegata dai colpi delle cruente battaglie svoltesi ripetutamente nel loco."
Nel piano della Torre normalmente adibito alle Vicarie venne organizzato una sorta di semplice dormitorio, in cui la stessa Lady Rhuna, la Custode Danu, e i loro confratelli Fangus, Kelit, Crysendoro ed Alexanders2, prime anime a varcare la soglie della riconquistata sede, ebbero modo di riposarsi per la notte, ed all'alba del giorno dopo Lady Kelit si mosse alla volta della Vecchia Torre, dove ancora sostavano le tende dei Chierici...
Alla nuova luce, l'Anima della Dea, e di coloro che ne portavano i simboli, guardò con occhi lucidi e spirito rinnovato, le sale di Minas Estel, trasportando entro le mura della cittadella l'antica Fiamma...
Singolari dettagli, ricondotti a memoria dalla Precettrice Rhuna, quando, nell'attesa che lentamente si traduceva in traguardo, non dimenticò il ricordo di costanti glorie... "Grande commozione e cordoglio fu provato da tutti quando la lettiga recante la salma dell’ex Sommo Frarve fu caricata sul pony della consorella Kelit per esser condotta anch’essa presso Minas Estel, dove verrà vegliata ogni notte, instancabilmente...", e la speranza di venturi sorrisi... "Che il Sommo Yerle possa dunque tornar presto ad esser Guida degli Eletti della Dea, e che altrettanto presto possano i Chierici tutti poter di nuovo omaggiare la Divina Themis entro quel Tempio, profanato e depredato, ancora nelle empie mani di coloro che altro non conoscono se non Distruzione..."
Di pari passo al ritorno dei Chierici nei Sacri Bastioni si mosse la Corte, riabbracciando tra le proprie mura colei che si era vista costretti a lasciarla, tempo prima.
Lady Reginella venne accolta tra le mura del grande Salone nella sera del quinto giorno, come ebbe a dichiarare il Primo Dignitario dei Dipendenti di Corte, Lord Sventratroll, che, per puro caso, quasi, mentre passeggiava per le Sale Cortigiane, s'avvide della sagoma della Dama.
"... Ella era un provata da un lungo viaggio che lei stessa racconterà quando sarà il momento e quindi mi invitò a passare la notte presso le sue stanze dove abbiamo discusso sugli avvenimenti che hanno interessato il Granducato in questi ultimi mesi... " incise lo Stregatto, riconducendo, poi, a memoria tracciata quanto egli e la Signora portarono a decisione con il loro incontro... " Dopo alcune ore abbiamo deciso in comune accordo di ripristinare tutti gli Osti nonostante le precarie condizioni del luogo. La Taverna del Viandante è sempre stato un luogo sereno e di piacevoli incontri ma senza una guida dietro il bancone non potrà essere tale...
Quindi da questo momento dichiaro operativi tutti gli Osti delle Taverna!"...
La buona sorte che sembrava plasmare l'operato dei fedeli alla Dea troneggiò ancora sul fatale istinto dell'oscurità.
Un unico corpo... due orme eloquenti.
Luce alla Torre Minas Estel.
Luce a Palazzo.
Di nuovo, gli antichi piedistalli erano stati ricoperti dalle antiche figure.
Quello che il Conte "non più conte" aveva cercato di debellare con l'opera cruenta della sua orda, s'era tolta dal guscio di sofferenza e rimpianto, riscoprendo le passate, e mai esaurite, forze.
Forse il drappello che spronò il galoppo di Bianchi Cavalli nel fiume nero esplose con sordo ritardo, escluso dal tempo e dalla potenza del Sangue...
Forse la denuncia dell'Augusto, sensibile al tocco di Simeht ed arroccato in un'inconsapevole e differente maturità, capace, seppur tra una densa e catechizzante ombra, di spezzare spazio e luce con inaudita qualità, spense l'esaltazione di una rinnovata conquista...
Forse si volle perdere di vista la facoltà di reazione della Nera Armata al cospetto di fiammante rinascita... ma, tra il compiaciuto stupore della consistenza di un desiderio e l'appannamento della rivalsa dell'avversario, quei giorni furono, per i discepoli dell'Unica, giorni di irrefrenabile gioia.
Quando la Luce di Themis superò le barriere, filtrando i suoi raggi attraverso pietra e legno, nell'oscurità del proprio dogma, il dio Oscuro, a palese dimostrazione ancora una volta, che alcun episodio di minaccia dovesse restare impunito, mosse il pezzo pregiato della scacchiera, dando fiato alla voce dell'Augusto...
"Sono <> in questo Granducato che era fossilizzato, immobile, noioso. Eravamo tutti schiavi dei nostri schemi, dei nostri doveri, dei nostri rispettivi ruoli.
Privi ormai della passione di un tempo, dell'entusiasmo che viene dal combattere una battaglia senza speranze come quella con Honorius... "
Tracce potenti, toccanti...
Tracce quanto frecce sulla carne...
Tracce che scavavano un nuova ragione!
... "Abbiamo risvegliato il Vostro ardore dal torpore invincibile nel quale giaceva.
Vi abbiamo mostrato una via, una via di cambiamento, un nuovo credo, un nuovo futuro...."
"... quelli rimasti che non sono tornati a dormire, si guardano negli occhi e capiscono che non ne vale ancora la pena.
Che non si può dare luce a chi non ha occhi per giovarsene. Che non si può dare passione a chi non ha temperamento per usarla..."
Il coltello nella mano dell'Empio affondò inesorabile nelle paure recondite delle Anime... Nel pensiero di quanti, abbracciando il fiero sole di Themis, s'erano convinti di un'unica rivelazione, di un unico motivo, di un unico Segno da venerare...
Per la prima volta dalla nascita del Nuovo Governo, l'appello prepotente del Conte, sembrò non lambire ideologie meramente religiose.
C'era una questione morale che intendeva far breccia nelle congetture del popolo.
Una questione che fuorviava lo stimolo prettamente dottrinale a vantaggio di spinte maggiormente venali.... profane, quasi.
No Simeht o Themis...
No catene o ribellioni...
No libertà o divieti...
Ma "spirito" del Ducato, addormentato per lustri e troppo poco vivacizzato dalle sporadiche minacce dell'Antico avversario.
... "Non bramate che di tornare ai vostri piccoli traffici, alle lunghe passeggiate tra i merli delle Vostre roccaforti, a portare a spasso inutili armi.
Rivolete le vostre certezze al loro posto, i piedistalli sotto le statue, i capitelli sulle colonne..."
Solari, nella loro chiarezza le incisione del Conte...
Rigide ed irrisorie, e dannatamente semplici...
Violente scudisciate al sonno ordinario del popolo, che avrebbero dovuto render giustizia all'opera del Conte, mitigata dall'energia Nera del dio ed enfatizzata, dunque, da sorprendenti motivazioni, adesso.
Ma anche da inquietanti propositi...
"Ma si, Se desiderate così tanto questa vita di NULLA, questa lenta agonia, l'avrete.
Noi non torneremo nel buio dell'esilio, noi stabiliremo la nostra base dentro di voi, dove alberga il dubbio di essere già morti e non saperlo e usciremo fuori a riproporre la nuova vita di cui siamo portatori...."
"Prima però avremo cura di lasciare ruderi dove c'erano le Vostre adorate mura.
Poi ci allontaneremo per tornare a demolire ogni certezza di cui Vi ciberete, finchè non avrete capito che tutto cambia, che l'Onda si alza, che non c'è argine in grado di fermarla, che tutto travolge, prima o poi...." "Già ora non siete più gli stessi, per questo ABBIAMO VINTO..." Già, perché niente poteva essere più inquietante... più terribile, delle promesse di agonia lanciate da chi aveva il sicuro potere di rispettarle...
Glenyller
Detentore Precettore dell'Infante