L’avvento del nuovo Governo
(il racconto, per non dimenticare)

- Il Duello -

 

Nell' Anno VII, del Mese 2°, del Giorno 11°, il Granducato di Lot venne sconvolto da un evento sorprendente ma, tuttavia, non del tutto inaspettato.
Tutto ebbe inizio qualche giorno prima, quando uno strano presagio aveva fatto nascere diversi dubbi nell'animo del Conte.
Queste le righe tracciate dall'Augusto di proprio pugno:

«Oggi mentre eravamo impegnati nel disbrigo di pratiche di governo una folata di vento ha rovesciato inchiostro sul foglio e le gocce hanno disegnato una scritta che è un tetro presagio.
Molti cittadini di seguito hanno segnalato di aver visto diminuire la propria forza.»

Gli accadimenti seguenti sancirono quanto la nascosta verità del presagio fosse, in realtà, degna d'essere presa in considerazione più di quanto non s'immaginasse .
Nella notte dell'11° giorno, il Conte Thorm ed il Cupo Re Cratere, si sfidarono a duello.
Uno scontro che avrebbe visto inesorabilmente la fine di uno dei due. Buio e incertezza crebbero con l'aumento del gelo e della pioggia, tanto quanto crebbe la tensione di coloro che, giunti per dar visione allo scontro o avventuratisi, per puro caso, tra i confini dell'Arena allestita per l'occasione, parteggiavano per il Conte o per il Cupo Re.

Questo riportano le cronache del Confratello, Detentore Plutone, testimone dell'evento.

Dalla posizione che occupava, il Confratello Plutone, con il Difensore Niger ed il Precettore Verde , notò il Conte fingere dapprima un colpo e poi portarne un altro dal basso verso l’alto, destinato a Lord Cratere.
Il colpo portato dal Conte aveva causato una leggera ferita al suo avversario che, invocando Simeht, colpì il Conte costringendolo a chiedere una pausa per togliere l’armatura.
Un nuovo colpo portato da Lord Cratere al Conte lo colpì ad una spalla che ne risultò devastata.
Il Conte Thorm si accasciò al suolo in ginocchio. Lì giacque, immobile, e si udì chiaramente un coro di voci levarsi in un'unica parola straziante: “NOOOO”.
Il Conte era morto.
Lo sguardo del Confratello restò fisso su colui che recava nome Lord Magno, l’Empia Voce di Simeht. Questi si avvicinò al corpo esanime del Signore, cominciando a pronunciare parole in favore di Simeht che scatenarono una serie catastrofica di eventi.
Dapprima la terra si squarciò impedendo a chiunque di avvicinarsi all’Arena, lasciando così Magno libero di condurre a termine il suo nero progetto. Egli resuscitò il Conte portandolo al servizio del Male e in seguito traviò anche i Dragoni, sempre fedeli a Thorm.

Da quella notte, l'anima del Conte abbandonò la fede in Themis ed abbracciò il pensiero e l'ideale propri degli adepti di Simeht.

L'esito del duello rappresentò più che una minaccia per l'anima della Lot che tutti conoscevano, per l'essenza che, con opere e pensieri, era stata, per oltre un lustro, fautrice di quanto il regno rappresentasse.
A detta di quanti si sentirono colpiti in malo modo da tale evento, fu la macchia di Nera Pece che s'impadronì del sole, della lucentezza, della Libertà, per gli spiriti avvezzi alla professione di una fede svincolata da catene e oppressione.
Per quanti quella notte s'innalzarono ad omaggiare la dipartita del vecchio Conte, fu la Liberazione.

Sovente, il cammino delle vicende che portano allo sviluppo di un Paese devia bruscamente, cozzando contro macigni che, fino ad allora, non sembravano più grandi di un sasso. A buona ragione, il pensiero che ciò possa rappresentare sempre e solo un male non è plausibile, considerando l'intreccio cui, necessariamente, ci si sottopone nel raggiungere un grado di maturità, inteso come amplificazione delle visioni, adeguata. La storia, ma, soprattutto la vita, insegna che nessun passo compiuto, danneggia la mente, in qualsiasi modo esso venga mosso.

Il velo che coprì l'Anima del Conte, perché di questo in effetti si trattò, della maschera che andò a posarsi sul cuore dell'Augusto quando la mano della Voce dell'empio Magno calò su di lui, toccò la cittadella quanto una frana che sprofonda dalla vetta più alta.

Superfluo rendere palese quanti furono i dissidi ed i malcontenti, da una parte, e l'esultanze e i conforti, dall'altra. I granelli di sabbia del deserto più vasto potrebbero darne un'approssimata entità.
Ma, allacciandomi al discorso di poc’anzi sulla nefasta, o meno, influenza del fatto sulla vita del GranDucato, sigillo non del tutto improprio va posto sulla condizione in cui, da quella notte, si videro costrette le anime dei cittadini.
Davvero ciò condusse ad una posizione migliore, poiché la "Menzognera", come venne appellata la dea Themis, venne disarcionata dal gradino superiore di ogni convinzione ed il dio Oscuro, relegato per lungo tempo tra caverne ed Antri nascosti ed inagibili, pervenne al potere?

Il pensiero segue la scia della propria arte e l'opinione fa altrettanto...

Tuttavia, la cronaca della vicenda, riportata nei manoscritti che si alternarono nelle sale delle Bacheche quanto le onde di un mare in tempesta, si distinse per effetti lancinanti e sorprendenti. Effetti che la traccia delle linee marcate sulle pergamene non fece perdere.

Non trascorse troppo tempo, dalla notte fatidica alle prime manifestazioni del nuovo ruolo del Conte.
Immediata fu la creazione di un nuovo Governo, di un nuovo Potere, con l'autorità aggiunta dei nuovi governatori Cratere, Wolfang e Clemence che rovesciò, di fatto, quello che fino ad allora aveva prosperato ed amministrato il Granducato.

Molte leggi fino ad allora in vigore andarono perdute, sostituite dalle nuove, devote al dio Oscuro.

Prima fra tutte l'abolizione senza indugio del saluto che fino ad allora era il chiaro segno della vita nel Regno: "Atthemis”.

Un divieto che non poté essere più chiaro.

Coloro che si opposero al nuovo regime, vennero tacciati di tradimento e messi al bando.

La chiamata, dall'esilio del trono, dei nuovi governatori, non poté che provocare l'espulsione degli ormai ex governatori Greenwarrior, Glaudius, Nicolao e di MacGyver, quest'ultimo già allontanato precedentemente dal governo.

I nuovi editti del conte Thorm non lasciarono adito a dubbio alcuno.

Nel giorno 13° dello stesso 2° Mese, tutti gli appartenenti alle razze degli Angeli e delle Fate vennero costretti all'esilio.

Ogni Clan, Gilda e Mestiere di allineamento positivo venne tacciato di eresia e trovò unica possibilità di esistenza nella clandestinità.

A dimostrazione della tenacia con cui l'Augusto intendesse imporre il dominio, Signori di Gilde e Mestieri fino ad allora illustri e devoti all'Unica come Haggar, Jaujia, Vladdracul, Morganleah, Yerle, Gunnegan, Shade, Presea e Sophia, vennero dichiarati esuli per eresia.

I sotterranei della Gendarmeria presero la forma di scure e fredde prigioni, ove trovarono "ospitalità" i cittadini catturati dai fedeli di Simeht, e, quindi, del Conte.

L'idea che l'esilio comminato dal Conte rappresentasse una presa di posizione troppo definitiva e inaspettata fu, ad onor di cronaca, condannata senza mezzi termini dai fedeli a Themis.
In quei giorni, il ricordo dell'esilio comandato dall'antico Conte, quando ancora era abbracciato alla fede dell'Unica, alla volta degli stessi Cratere e Magno, alla volta di coloro che, in passato, avevano con ogni arte in proprio possesso, ostacolato il Canto degli adepti di Themis, venne accantonato immediatamente.

Puro scherno della memoria, o ricercata dimenticanza?
Maschera voluta e sagace, oppure oblio della mente accecata dal malcontento e dall'ira?

Sta di fatto che le Anime di quanti furono costretti in ceppi o all'esilio, condizionarono terribilmente le prese di posizioni di molti altri.

Intere Gilde e Clan e Mestieri, adoperatesi fino ad allora nel condurre senza scelte definitive le proprie imprese, decretarono la propria posizione.
La stessa Gilda dei Detentori dell'Arcana Saggezza, unitamente ai Difensori, spinta dalla scelta del Conte di esiliare la Somma Myriam, seguì l'orma dei Leoni, dei Paladini, delle Vestali, dei Bardi e di quanti sentirono il peso dell'oppressione e delle catene di Thorm e di Simeht sulle proprie spalle.

La rappresaglia contro i cosiddetti traditori fu portata avanti senza sosta. Malgrado la clandestinità ed i camuffamenti, molte Anime persero la vita o vennero incarcerate.

I Dragoni, l'Armata Ducale, gran parte dell'esercito, quindi alcune tra le fazioni che detenevano la forza bellica, si mossero senza indugio sull'ordine del Conte.

La proclamazione del Tempio Oscuro, quello che un tempo fu la Casa dei fedeli di Themis, sancì la granitica prevaricazione del potere religioso degli Adepti di Simeht.

Fate ed Angeli, che la clandestinità aveva risparmiato fino ad allora dalla costrizione dell'esilio e della galera, vennero ridotti al temporaneo oblio con venefiche fiale in una taverna priva di difese.

Uno sterminio condannato come uno scempio senza eguali, secondo il giudizio vergato ed ascoltato di alcuni.
La giusta punizione per eretici ed infedeli, a parer di altri.


Glenyller
Detentore delle Antiche Tradizioni