dagli Erboristi
Anno X - Mese 1° - Giorno 6°
Beltà e Veneficio della Flora Orientale
Nella rubrica odierna l’ Officina Erboristica di Lot porterà alla conoscenza del Granducato tutto due specie di piante ornamentali di rara bellezza ma dalle proprietà velenose: la Lobelia, o Fiore Cardinale, e l’ Alocasia.
Queste due piante, inesistenti nei dintorni del Granducato di Lot, si trovano con frequenza nelle prossimità di Miscarcand, villaggio natìo di chi vi sta scrivendo, situato un centinaio di miglia ad est del Granducato stesso.
Di questi affascinanti esemplari botanici vi forniremo un’ esauriente scheda tecnica, completa delle indicazioni per coltivarli al meglio e corredata da una leggenda o un aneddoto legati alla pianta stessa.
Lobelia o Fiore Cardinale (Lobelia Erinus)

Pianta annuale con portamento prostrato (particolarmente per aiuole o panieri appesi). Ha sottili fusti flessibili, di colore verde e piccole foglioline; raggiunge le 15 cannelle di altezza. Dalla primavera all`autunno produce una cascata di piccoli fiori tubolari, di colore viola intenso (esistono varietà a fiori blu, azzurri, bianchi o rosa).
Moltiplicazione: Si moltiplica per seme, a fine inverno, in semenzaio; le piantine si coltivano in vaso per alcune settimane prima essere poste a dimora a primavera inoltrata.
Luce: Porre in zone semiombreggiate o ombreggiate; non amano il sole diretto durante le ore più calde della giornata.
Esigenze ambientali: I freddi autunnali portano a rapido disseccamento le piante.
Annaffiature e umidità ambientale: Annaffiare con regolarità, specie le piante in vaso e quelle poste in zone più soleggiate. E` sempre bene lasciar asciugare il terreno tra un`annaffiatura e l`altra.
Substrato: Utilizzare terriccio universale mescolato a poche cortecce finemente sminuzzate e poca sabbia; predilige infatti terreno ricco, sciolto e ben drenato.
Concimazioni: Somministrare regolarmente concime disciolto nell`acqua delle annaffiature.
Principio tossico: Lobelina e principi affini.
La parte velenosa della Lobelia è l’intera pianta.
Può determinare vomito, eccitazione,debolezza, movimento incordinato degli arti, tremori e crisi convulsive.
Antologia di estratti sulla Lobelia:
- “…pare quindi che l’origine dell’etimo volgare “Fiore Cardinale” sia da attribuire a quell’antica leggenda gnomica, secondo la quale tutti gli esemplari di Lobelia esistenti siano situati esattamente sulle diagonali cardinali, in riferimento ad una Lobelia dai petali dorati, nata al centro esatto del pianeta, protetta e resa immortale da arcana e sconosciuta magia. Le radici particolarissime di questo mitico fiore, che alcuni attribuiscono alla Dea Themis, sono divise con perfezione geometrica in quattro parti, ognuna indicante un preciso punto cardinale.” (da “Origine dei Miti”)
- “ Diversi principi dell’epoca solevano portare, sopra l’abito regale, una fascia di fiori di Lobelia, significato di libertà, dignità e sensibilità.” (da “Herbarium Hystoriae”)
- “…proprio per questo Goldianna, stufa delle reticenze del marito, il quale era più innocuo di un Chierico una volta sotto le lenzuola, decise di pestare nel mortaio una buona quantità di fiori di Lobelia i quali, come sentito dire da Comare Hale, avrebbero risvegliato le torbide passioni di Gymon.
Probabilmente né la risibile conoscenza erboristica di Hale, né l’opera solerte di Goldianna furono sufficienti a coronare lo scopo, poiché dopo aver mangiato avidamente il sostanzioso arrosto condito con la particolare salsetta, Gymon si addormentò di gusto come suo solito, e non si risvegliò più.” (da “Racconti popolari di elfi e mezz’elfi”)
Alocasia (Alocasia Indica)

Di aspetto piccolo e attraente, presenta foglie sagittate, che si sviluppano a rosetta dalle gemme dei rizomi, di colore verde scuro, con riflessi metallici, sulla pagina superiore e rosso violaceo, su quella inferiore, con nervature molto rilevate (dal punto di inserzione del picciolo, partono due vene dirette agli apici dei lobi inferiori).
La pianta tende a perdere le foglie basali con conseguente formazione di un corto fusto. I piccioli sono lunghi e guainanti alla base.
Temperatura: La temperatura ideale per la crescita di tale pianta è costantemente abbastanza alta.
Luce: Molto buona, senza sole diretto. Per evitare che si “orienti” verso la fonte di luce deve essere girata di tanto in tanto.
Annaffiature e umidità ambientale: Frequenti in estate, ridotte in inverno. Bisogna fare attenzione che i rizomi nel periodo di semi-riposo invernale non marciscano. L’umidità ambientale deve essere mantenuta alta. Nel periodo invernale le foglie andranno lavate e spugnate per evitare l’attacco delle cocciniglie cotonose.
Substrato: Composto da terra di foglie e torba con aggiunta di sabbia o perlite, per aumentarne la porosità.
Concimazioni e accorgimenti particolari: Concimare in primavera-estate, ogni tre-quattro settimane. Le foglie ingiallite devono essere eliminate via via, per permettere alla pianta di produrne altre.
Moltiplicazione: Si può effettuare in primavera per divisione dei rizomi, avendo cura che ogni parte presenti almeno una gemma. Bisogna mantenere la temperatura attorno ai 21°C e annaffiare con moderazione fino a quando non sia certa la comparsa delle radici.
Parti velenose: Le parti velenose dell’ Alocasia sono le foglie ed i piccioli. Determinano stomatite e dermatite da irritazione.
Leggenda di origine ignota:
Si racconta che in un tempo lontano un nano cacciatore senza scrupoli uccidesse centinaia di animali rari non solo per fini venatori, bensì anche per crudele diletto.
Accadde che leggendo un bando di concorso per cacciatori professionisti si dichiarasse sicuro, vantandosene con amici e conoscenti, di riuscire a recuperare in poco tempo le cose enunciate dal bando stesso, ovvero delle orecchie di elefante nero.
Nonostante l’elefante nero fosse già allora in via d’estinzione, l’abilità impareggiabile del nano lo condusse presso l’unico ed esiguo branco ancora esistente di tali esemplari, e senza pensarci due volte li uccise tutti e quattro, tagliando loro le orecchie e riponendole nel proprio zaino, tutto lieto.
Durante il tragitto di ritorno al paese non fece che pensare a come si sarebbe potuto gloriare con gli amici, i quali pensavano sarebbe stata impresa impossibile anche per un cacciatore come lui trovare esemplari di tale animale.
Giunto a sera tarda nella taverna del paese, con fare borioso, buttò il consunto zaino di cuoio nel tavolo dove i sodali sedevano bevendo e giocando a dadi, e senza nulla dire afferrò il contenuto, solennemente mostrandolo a tutti.
Quale scorno quindi nello scoprire che le orecchie d’elefante nero erano ora delle strane foglie di una pianta a lui ignota.
Gli amici, vuoi per l’ebbrezza, vuoi per l’espressione esterrefatta del cacciatore, scoppiarono a ridere, e a nulla valsero le spiegazioni accampate dal nano.
Fu così che il nano cacciatore perse l’onore e noi possiamo raccontare questa storia, che illustra come della stessa moneta venga ben ripagato colui che non rispetta la Natura.
Sperando che questa guida possa incoraggiare la coltivazione di tali meravigliosi esemplari anche nel Granducato, l` Officina Erboristica tutta saluta i lettori de "La Pergamena".
Vilverin di Miscarcand
Erborista Apprendista - Officina Erboristica di Lot
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