Incontro con i Monaci di Simeht
Il Tempio Oscuro
Prologo: | nell'ambito di una serie di incontri tra la Corte delle RosaeSpinae e le varie Gilde di Lot, organizzate allo scopo di far conoscere sempre meglio le attività della Corte, le Dame invitano di volta in volta in luoghi pubblici i Master di Gilda ed i loro seguaci. Nel Tempio Oscuro, fuori dalle mura di Lot, è la volta dei Monaci di Simeht, ma le cose non vanno come qualcuno aveva sperato ... |
Il tempio oscuro sembra immerso in un lago di silenzio, appena disturbato dal suono leggerissimo dei passi che vi si muovono all'interno. Sul pavimento, aleggia una sottile e perpetua ombra di foschia, umida e serpentina, distesa addosso al marmo come un tappeto grigio. |
La struttura imponente del tempio, unita all'architettura sobria dello stesso, ben si combinano al silenzio quasi totale che regna, sebbene adesso i piccoli rumori dei passi comincino a mescolarsi a suoni. Echi lontani e distinti, che lentamente prendono forma, generando un debole chiacchiericcio. |
Il sole che scalda il Granducato, non sembra sortire effetto sulle terre circostanti il tempio. Una foschia lo avvolge completamente e, da spiragli invisibili, riesce a penetrare all'interno. Il pavimento invisibile, le pareti e il colonnato sono di gelida e lucida pietra che blocca il vociare dei pochi presenti facendonlo riecheggiare sulle alti pareti e sui alti soffitti. |
Il vociferìo si propaga, lentamente, accompagnandosi con lo strascico dell'eco che soffia attraverso le navate, percorrendo ogni minimo angolo della struttura, dall'interno. L'intero ambiente è raccolto in un vago lucore dal sapore mistico : la luce debolissima si confonde ai riflessi scuri rilasciati dal materiale compatto ed innaturalmente atro che compone l'altare nero, solitario ed immobile, disadorno. |
Dall'esterno provengono pochissimi suoni, ovattati e distanti, quasi s'udissero ad una distanza elevata. L'austero tempio pare essere isolato dal resto del mondo. La leggera brezza afosa, che spira da sud, sembra riuscire a penetrare nel luogo mistico, creando tra la foschia che ricopra il pavimento forme varie e disparate. |
L'innaturale silenzio, interrotto raramente da un debolissimo vociare dei presenti e dal sempre raro tintinnare ogni qualvolta si apre la porta, rende l'immobile e maestosa struttura del tempio ancora più misteriosa e mistica. Inoltre il silenzio quasi produce un flebile fischio alle orecchie dei più, per il torpore delle percezioni uditive. |
Il silenzio viene lacerato dall'esclamazione secca di Lothonestess, ma subito si ricompone assorbendo ogni suono e lasciando nel tempio solo la persistente presenza delle voci più calme. Il sole piove raggi dalle brevi aperture, illuminando solo stralci dell'oscurità che impera all'interno del luogo. |
Ormai il sacro silenzio che inizialmente regnava nel tempio sembra irrimediabilmente corrotto, da un vociare che si fa sempre più vivace e regolare. L'aura mistica dei monaci di Simeht si può chiaramente avvertire, specialmente quella dell'empia voce, che pare sovrastare le altre senza nessuna difficoltà. |
L'aura scura dei monaci li avvolge dolcemente, come una madre stringe un figlio tra le proprie braccia, e ad ogni movimento segue il corpo allungandosi e riaccorciandosi, imitando i movimenti di un elastico. Quel fischio di torpore che invadeva le orecchie è ormai sopraffatto dal vociare dei presenti e degli ospiti. |
Eppure, nonostante il chiacchiericcio degli astanti, l'innaturale reverenza che il luogo suggerisce agli sguardi esterni, resta intatta. Ad ogni passo, si può respirare la sensazione sacrale che il luogo dell'ordine monacale suggerisce indistintamente, sovrastando le piccole nature di chi vi accede. Le aure dei monaci s'intrecciano, una all'altra, fondendosi ad alimentano quel sentore vertiginoso. |
Il vento che dall'esterno riesce a penetrare all'interno del tempio, sembra portare con sè anche ulteriore foschia, che resta sospesa per l'aria a muta protezione verso gli astanti, un candido manto il cui colore a tratti muta, adeguandosi a quello delle pareti e del pavimento. Le parole che aleggiano nell'aria veloci si disperdono, come trascinate via dalla brezza. |
Quella muta protezione, quella foschia che levita a mezz'aria, si muove lentamente, arrotolandosi su sè stessa e rincorrendosi come bambini giocosi. Un pò dispettosa poi si diverte ad avvolgere i presenti, solleticando un orecchio o celando un movimento o anche difettando la vista. |
Il monolite nero, consacrato come altare all' Empio, distende nell'aria i propri gorgheggi luminosi riflettendo i pochi raggi di sole che lo raggiungono, in una forma corrotta, più scura, ed affondandoli sul pavimento nascosto sotto il tappeto di nebbia sfilacciata, duttile e fumosa, abile nel conferire alla struttura quell'ulteriore particolare che accentua la perpetua sensazione di sacralità. |
La foschia sembra espandersi, adagiandosi a mezz'aria a lambire le maestose colonne in marmo. La brezza estiva che riesce a pentrare, lentamente sembra rendere più caldo il luogo, avvolgendolo con la sua afa intensa e col suo profumo speziato, un indistinguibile intreccio di aromi esotici provenienti da terre lontane. |
Gli odori di cannella e di spezie che riescono a penetrare prepotenti attraverso spifferi invisibile si fondo agli odori freddi e pacati del tempio, della foschia che non si addice più al clima estivo che riesce a infiltrarsi nel luogo. Quasi impercettibilmente la foschia che aleggiava a mezz'aria si dirada. |
Le nebbiolina sdrucciola lungo le pareti, plasmando le proprie ondicciuole sottili e ricurve ed affondandole nuovamente nel grigiore asettico del fumo. Le voci si piegano allo stesso, cavalcando quella stessa foschìa ed unendosi al proprio stesso eco che continua a ripetere, profondo, le ultime parole, senza mai fermarsi, se non per ricominciare, rubando altre frasi, ad altre labbra. |
Dopo il tanto parlottare, lentamente la situazione torna alla normalità. Il vociare si fa regolare, assorto e appena percettibile nell'immensità del tempio. Poche voci risuonano chiare, invadendo l'aria e poi scomparendo, quello che è il naturale corso degli eventi. Ormai l'unico alone di foschia rimasto è quello ad un palmo dal suolo, che perenne non pare diradarsi. |
La foschia, che ormai è del tutto scomparsa, lascia il posto ad un invisibile e impalpabile afa, che colpisce tutti i presenti e gli ospiti sulla pelle, rendendola imperlata di goccie di sudore. L'aura dei monaci però sembra contrastare il caldo egregiamente, in particolar modo quella di Aroree. |
L'interesse sembra gravitare attorno alle figure di Aroree e di kayserone, decisi ormai ad intraprendere i sentieri della discussione che ha giustificato la visita al tempio. Attorno, come dei satelliti, le voci di altri che si mescolano al suolo dei passi. Il caldo diviene sempre più maturo, ed insopportabile. |
Le parole di Aroree risuonano chiare e bene udibili in generale, sovrastando senza troppe difficoltà il chiacchiericcio generale, che malgrado la discussione in corso non sembra intenzionato a cessare. Il caldo nel frattempo continua a propagarsi nell'ambiente con estrema velocità e lasciva quiete. |
L'afa sembra voler ovattare i sensi e le percezioni di chi chiacchiera e prega nel Tempio oscuro. Il vociare è ora distante all'orecchio dei più, un eco lontano. Le parole di Aroree però sopra le altre riecheggiano potenti. Non più un soffio minimo di vento rinfresca il luogo. |
Un refolo di vento passa attraverso le insenature, accarezzando ognuno dei presenti con il proprio tocco fugace e torrido, quasi insostenibile. In quell'unico soffio sembra essersi condensata l'arsura che domina nelle terre esterne, rese ancora più asciutte dall'umidità insistente della nebbia perpetua. |
Il vento leggero che permea nel luogo, va a smuovere il sonaglino d'osso appeso sopra l'ingresso principale, facendolo tintinnare seppu la porta non venga aperta da alcuno. Il vociare continua e con esso lo scambio di battute tra Aroree e Kayserone ai quali si aggiunge AiweElen. |
Il tintinnare continua ad echeggiare producendo un acuto ma debole suono nell'intero tempio. Le voci e i suoni sembra vengano depositati sugli alti soffitti della navata, dove restano per un pò a vibrare debolmente sotto forma di echi, rimbalzando sul pareti e soffitti. |
Il ciondolo gira e rigira attorno al nodo metallico che lo lega alla sua catena, distendendo nell'aria una girandola di riflessi ambigui, in continuo mutamente fra il chiaro e lo scuro. |
La luce che debole e lontana filtra nel tempio va, inspiegabilmente, a colpire il medaglione che porta Aroree sul collo, illuminando lo stemma del conte Erik e riflettendo la luce negli occhi di kayserone, il quale sta, in piedi, di fronte alla Empia Voce di Simeht. |
Come a suggellare il termine dell'incontro, la nebbia prende a scivolare nuovamente sul pavimento, come un mare di fumo, una costa di marmo scuro. La foschia scivola lungo le pareti, ricoprendo ogni minimo angolo della struttura sacra votata all' Empio, tornando a dominare, nel suo aleggiante mistero, sul Tempio Oscuro. |
Le parole dei presenti continuano ad aleggiare nell'aria, calme in certi casi sprezzanti in altri. La queite tuttavia sembra presidere incontrastata, non un solo strepito s'ode a spezzarla. L'afa imperterrita continua a farsi sentire, sebbene oramai sia diventata talmente percepibile da non costituire più oggetto d'interesse. |
Lentamente la quiete pare però incrinarsi, una certa tensione comincia a manifestarsi nei discorsi, sebbene estremamente lieve e quasi impercettibile. Malgrado le parole spietate le trattive sembrano ancora in corso, forse in attesa di trovare un accordo che soddisfi entrambe le parti. |
Le parole continuano a riempire il tempio distruggendo quel silenzio tanto agognato eppure non privando il luogo della consueta aria mistica e tetra che gli è propria. Tuttavia le parole di Aroree nuovamente sovrastano le altre, emettendo la cupa sentenza, null'altro sembra esserci da dire, ogni cosa sarà fatta e detta in altro momento. |