Primo Conclave della Magia
L'ingresso alla Torre dell'Alta Magia
Prologo: | a seguito dello scontro tra la Shalafi Nera Biba e la Domina Arcani
Ghael la
Trama si sfalda creando sopra al Belvedere una zona di magia selvaggia
che
va via via allargandosi per il GranDucato mettendo in pericolo tutti i
Fruitori di Magia e le creature magiche. Per risolvere la cosa,
l'Evoker
Rosso Asphynx e la Decana Rossa Wren convocano alla Torre dell'Alta
Magia
gli esponenti di tutte le Gilde Magiche di Lot. |
Il sentiero verso la torre é in salita, ma non difficile da percorrere, si vede la torre stagliarsi nella notte serena, in cui le stelle brillano raggianti, ma la luna nascosta. Una siepe blocca la fine del sentiero, il quale lascia intravedere duna passaggio che immette all’interno del giardino verdeggiante con figure animalesche di varia specie. Nell giardino alcuni esseri, servitori umani accompagno i nuovi giunti verso il portone principale che immetterà all’interno della torre. |
Fuochi fatui illuminano il Sentiero, dando all’ambiente circostante un aspetto delicato, etereo, quasi fossero lumi che accompagnano il varcar un altro Mondo. E incorporei sono i Servitori, vaghe forme umanoidi, frutto d’antichi e sapienti incanti. Uri regna, questa Notte, e Tenebre fitte si allungano fuori dal Giardino. |
Un largo atrio si apre subito dietro il portone, questi è grande come dall’esterno si possa immaghinare.Una volta varcata la soglia un fuoco magico appare ai visitatori illuminando e riscaldando l’ambiente .Due porte sono visibili nella sala priva di qualunque arredo. |
Silenti i globi di luce rimangono sospesi all’interno della Sala. Un misto di ombra e luce si riflette sulle colonne, le bianche assorbono e riflettono completamente, impedite solamente dal rosso baluginare di frammenti di luce, mentre le nere sembrano assorbire il colore gettato nella stanza. I colpi dello Shalafi Gunnegan risuonano ancora nell’aria mentre in sottofondo i passi creano un’eco voluminoso nelle ampie sale. |
le colonne tortili che ciscondano la sala comune formano sulla loro superfice, grazie alla luce creata dai globi accesisi all’ingresso degli alloggianti, una spirale di superfici in luce ed in ombra, un gioco fatto dalla loro superfice marmorea, ogni colonna suddivisa nei diversi colori. Alla base delle colonne, dei tavoli circolari in mogano adornano, nascondendo il basamento, formando quegli aloni luminosi di color ligneo, formati del riflesso della luce sugli stessi tavoli. |
E tali colonne paiono quasi racchiudere in circolo il Pentacolo che è inciso sul pavimento, solenne dimostrazione di ciò ch’è studiato nella Torre. Luccicano sempre i globi, quasi aumentando d’intensità al passagigo di ciascuno degli invitati di questa Notte. |
All’entrare dell’ultimo ospite il pesante portone si richiude con un sordo rontocco. I passi dei numerosi presenti risuonano confusi negli ampio salone creando una serie di echi che uniti ai giochi di luce dei globi di fuoco esaltano l’atmosfera del salone. Alle pareti numerosi arazzi ornano il loco raffigurando le tre Gemelle in paesaggi notturni. |
Il nervosismo tra le schiere di fruitori è palpabile. Come un vento passeggero i presenti avvertono una frizzante sensazione. Per un attimo i globi di luce attenuano il loro bagliore ad intermittenza, poi, come se nulla fosse, tutto ritorna normale ed il chiaccherio generale non cessa. |
Le voci risuonano nella stanza, lasciando echi che rimbalzano sulle circolari mura marmoree, alcune comode poltrone lignee e ben costruite, a regola d’arte, compongono l’arredamento all’interno della stanza oltre ai tavoli che circondano i basamenti dele colonne. messe li perché gli astanti possano accomodarsi, nella loro prossima discussione. Si ode, é palpbile l’alone vibrante luminoso delle luci che sobbalzano instabili ancora una volta, e poi, tutto come prima. |
Uno strano ronzio vien percepito improvvisamente dai fruitori, seguito da un attanagliante senso d’angoscia. I globi rimangon tali, senza diminuir o aumentare d’intensità; e la sensazione, improvvisamente giunta, altrettanto velocemente svanisce. Lasciando di sè mero ricordo. |
Un incanto artistico ad opera dei Maghi permette alle tre lune raffigurate sugli arazzi di avere la medesima posizione sia nel dipinto che nell’effettiva realtà al di fuori della mura della torre.Un imponente camino di marmo bianco si apre su una delle pareti circolari, al suo interno un fuoco simile per intensità e lucentezza a quello dei globi arde vivace. |
Tutto, o quasi tutto sembra nella normalità all’interno della torre, ed all’interno della stanza, ma come si sa l’ironia della sorte é sempre in agguato. Nell’aaria qualcosa si muove, piccole sensazioni di caos traversano il luogo. La sedia di Isenwen inizia a saltellare, barcollante per un piccolo istante, strano, sembra borbottare qualcosa, che per ora é incomprensibile. |
Si scuotono gli arazzi, come prede di vento invisibile. Stavolta sì, la luce dei globi cala notevolmente d’intensità, perdendo quell’aura di delicatezza data dalla loro origine magica, facendo calare il grande ambiente in una lugubre semioscurità. L’arazzo che raffigura Luri, per un momento, par staccarsi dalla parete, per ritornare al suo posto come se nulla fosse successo. E continuare comunque ad ondeggiare. |
Si plasmano in maniera insolita i colori sfumati degli arazzi animati di pura Magia, si fondono e s’intrecciano quasi possedessero volontà propria. Uri svetta, astro buio, piena e gravida di Potere nei cieli notturni delle tele che pian piano iniziano a tingersi di vivida fiamma accendendosi d’ improvviso quanto insensato tramonto. |
Dalla sua immobilità la sedia su cui sta seduta isenwen torna a muoversi piu veementemente, balzellando sulle quattro gambe lignee, naturalmente dato il materiale in cui é fatta scricchiola un poco borbottando ora in maniera più capibile dicendo con tono basso " perdonate il mio ardire, elfa siete mi car di capire, potreste togliere a me di dosso il vostro dolce peso, in modo che possa continuare il mio dolce riposo?" il tutto detto traballando ad ogni sillaba delle sue rimate frasi. |
All’orecchio di Ghael bisbiglio noto, alla Domina Arcani soltanto, carezzevole sussurro "Tutto questo potrebbe essere tuo, tuo e solamente tuo. Tuo e di nessun altro." Femminea quella voce, ammaliante, antica eppur senza tempo. "Guardali! Non meritano..." |
Muto, il richiamo di ciò che anima gli Arazzi rivolto ad altro nella Sala. Tanto è calata la luce dei Globi, tanto si fa più intensa quella del Fuoco nel camino, che risponde. Guizzano lingue di Fiamma ad accarezzare l’Aere circostante, serpi fameliche di prede che con il loro ondeggiare potrebbero raggiungere. "Oh, Vi ringrazio, nobile Elfa" si sente rispondere Isenwen dalla sedia. |
La sedia quindi, dopo aver cordialmente risposto all’elfa Isenwen balzellando s’allontana in un luogo un po più ombroso, provocando quel ticchettio che per qualche istante rieccheggia nella stanza. Dopo questi brevi eventi, il tutto sembra stabilizzarsi, nel camino il fuoco resta accesso ma la fiamma cala d’intensità, e gli arazzi sembrano colpiti da una brezza continua, ma non cosi veementemente. |
E’ tocco gelido eppure insolitamente amorevole quello che sfiora, invisibile, le guance della Domina Ghael. La voce svanisce per trasferirsi all’orecchio appuntito di Biba, al pari sinuosa, al pari seducente, allo shalafi soltanto udibile "Biba... E’ gradito il mio Dono? Loro non possono capire. Tu potresti dominare." Le dita della Drow sfiorano comune stoffa. |
I colori degli Arazzi, prima mescolati fra loro come lavoro di folle Artista, riprendono via via forma originaria, ritirandosi dalla danza di Caos che li aveva visti protagonisti. La Brezza continua nella Sala intera, lasciando le pareti, lieve soffio che accarezza le guance dei presenti e soffice sussurro alle loro orecchie. |
Le piccole sfere luminose, che danno visibilità all’interno della stanza rilucono più forte ora, non fastidiosa é la loro luce, ma le ombre s’intensificano. Ma come per non voler lasciare sprazzi senza lattea luce iniziano a muoversi in circolo, tenendosi vicini alle colonne tortili, molto lentamente. Acquistano una forma sempre meno sferica, e più fiammeggiante, piegando la loro sommita appuntina nel senso inverso in cui lentamente si dirigono. |
"Dite addio alla Trama sulla Vostra Torre bianca, Shalafi." Beffardo il tono, di scherno, della voce che Gunnegan avverte senza riuscire a percepirne la provenienza. La morbida e fluttuante luce crepita ondeggiando, come tante piccole fiammelle, proiettando riflessi ambrati sulle colonne dei colori delle Trigemini. |
Potrebbero le Fiamme nel camino seguir ora questi nuovi, curiosi, globi di Luce, simili per fattezze a loro stesse. Paradossalmente, invece, si ritirano ancora di più. Sensazione di fastidio s’impadronisce di Rendel, nello spaizo di un batter di ciglia, tanto che il vox Ignis non riesce ad inquadrare subito la ragione di ciò, data certamente da questo calar d’intensità del Fuoco. |
Il moto delle fiammelle vivo e rapido, fa sembrare la luce divisa dall’ombra, nel suo confine, frastagliato e mobile, come se fosse prodotto dal balzellare di una candela. Oltre a tutto cio, le fiammelle iniziano a muoversi in varie direzioni, come se fossero sincronizzate, stanno forse danzando seguendo l’eco delle voci dei presenti? |
"E sul Picco..." riecheggia più volte, lontano e confuso mormorìo, nota stonata, distorta, indefinibile, all’orecchio della Divina Lacrima. "La Torre" unico rintocco nella mente del Decano Wren. Placidamente l’arazzo raffigurante Uri sfuma tornando consueto e freddo paesaggio notturno. |
La temperatura si alza notevolmente attorno al corpo di Rendel infastidendo anche coloro che a lui son più prossimi. Si allungano le ombre che le fiammelle magiche proiettano su pareti e colonne, segno di più intensità della loro Luce. Tuttavia, le loro dimensioni son diminuite. E il Fuoco nel camino non risponde alla provocazione dell’Aura del Vox Ignis. Anzi. |
Nella sala gli animi dei presenti, chi più calmo, chi più infervorato, chi dubbioso ed altri ancora incuriositi da cio che sta accadendo, femonomeni leggeri ma segni di apparente incontrollata natura. Se mai la tela del ragno é stata danneggiata nel passare degli anni ora sembra che si stia a mano a mano sfilacciando, diventando rada, incostante e incredibilmente sottile. Giochi di luci che simuovono in sincornia, strani arredi che da soli muovono come se avessero intelletto. Nulla di cio che era stato creato in questa stanza sembra ora essere come dovrebbe. |
I pavimenti di marmo lunare, venati di triplici sfumature, rilucono ai lumi capricciosamente oscillanti dei Globi che ormai hanno assunto forme e proprietà delle Fiamme. L’enorme Pentacolo inciso, circondato dalle snelle colonne, sembra scurirsi e schiarirsi a seconda della ritmica danza dei Fuochi. La fiamma del camino reagisce all’Aura di Rendel ritirandosi, quasi il divampare della stessa ne assorbisse, contrastantemente, la vitalità ed il bagliore. |
Beffardo par ora il soffio della innaturale brezza sui volti di coloro che hanno udito la Voce. Come schiaffo e carezza. E le Fiamme continuano a ritrarsi da Rendel, anch’esse dotate di vita propria per una volta, si rifugiano, indietro, verso il fondo del muro, al riparo da ciò che per loro non dovrebbe essere, ma è, alieno. |
Nell’alto della sala colpito a sprazzi dai bagliori delle fiammelle roteanti nella stanza, le quali gettano luce sulle lisce superfici di marmo che le riflettono incessantemente, si forma ora buio intenso, sembra fin palpabile con mano quanto é solido, ma la natura spiritosa del luogo fa si che vengano a crearsi, uno dipo l’altro, lentalemente dei puntini luminosi, come se fossero stelle, una dopo l’altra. Mentre gli arazzi continuano con il loro moto ondulatorio, tre lune si formano nell’alto della stanza tutte e tre piene, tutte e tre vitali. |
Lontana, flebile, quasi faticasse a farsi strada, come imbrigliata in invisibile tela, una voce acerba, di fanciulla, sfiora l’orecchio sensibile di Wren. "Tutto ha un suo contrapposto. Cerca la causa, troverai la soluzione...". "Soluzione..." eco distante, ripetuto, quindi il silenzio. Le tre lune createsi sulla volta dei soffitti pian piano sfumano, effimere, fino a scomparire, una dopo l’altra, senza lasciare traccia. |
"Via, via da Noi" sussurro, pensiero creato dalla mente di Rendel ora preda dell’Ira, realizzato dal broglio dell’impalpabile Tela. Un guizzo, come di braccio che s’allunga, singolo, di Calore verso la mano dell’Elfo. Anch’esso sa di beffa, poiché nulla più vien dato dalle Fiamme che rimangono poi chete. |
Tutto d’un tratto le porte della stanza comune si spalancano, le stesse porte da cui tutti gli stanti sono giunti. Istantaneamente le fiammelle danzanti a memoria di forma tornano alla loro originale postura, e dal soffitto il finto cielo scompare lasciando spazio a quallo che prima si vedeva. Come se un vento ristoratore fosse passato a risistemare momentaneamente le cose. Ma a quanto pare, non tutte. |
Rimangono spalancate, le porte, come se stessero attendendo che qualcuno entrasse, o uscisse. Non appena Rendel si allontana dal camino, e la sua Aura cala d’intensità, le Fiamme riprendono il loro originario vigore. |
Non appena la figura ardente di Rendel scompare oltre l’uscio la sagoma eterea di tre nere figure incappucciate s’indovina tra le ombre del corridoio. Come fossero tre replicanti della stessa sagoma sostano statiche, identiche, Fluttuanti ad un palmo dai pavimenti. Non una parola, non un suono, nessun movimento. |
Del tempo passa, poco comunque rispetto a tutto il tempo dall’esistenza della tela stessa, mentre all’interno della stanza tutto sembra tornare alla normalità, le tre figure, ombre incappucciate ben visibili nella notte serena e stellata, svaniscono come se un vento le portassevia, a tratti sfilacciandosi, a tratti apparentemente fumanti disperdendosi nell’aria come se mai fossero state li. |
Si richiudono anche le porte, dopo aver lasciato passare i Signori dei Draghi, ultimo segno degli assurdi movimenti della Trama che questa Notte si è lasciata andare alla Brezza di Caos. A chi se ne sta andando, presto tornano in aiuto gli incorporei Servitori, che obbedienti li scortano all’esterno. |
Danzano ad un ritmo cadenzato le fiammelle che creano luci rosate sulla Sala circolare, leggere si spostano a pochi palmi dagli alti soffitti, contraendosi all’unisono, improvvisamente eppur dolcemente, riacquisendo forma globulare. Fuochi fatui s’accendono nei giardini incantati guidando gli ospiti verso sicuro cammino oltre i cancelli di siepe. |
S’ode un ticchettio insistente, si muove ancora la sedia boffonchiando e borbottando nella sua lignea e strana vita. Balzellando torna al proprio posto, ove prima era situata. Una sedia ben fatta in mogano, dal bel colore lucido e naturale. Immobile quindi si ferma come se mai da li si fosse mossa, segno che la tela disfa e ricompone, ma non si tesse da sola. |
Torna nella sua abituale quiete, la Torre della Magia, l’alta siepe a protegger i suoi Segreti e brezza, naturale, a scuoter pigramente le foglie di arbusti e alberi. Deboli ed eterei tornano i Fuochi fatui dell’esterno, mentre Uri in cielo si è ritirata, e uno spicchio di luce fredda appare lì dov’Ella era. |