Una visita a Minas Erik
Il Salotto di Minas Erik
Prologo: | la giornata procede tranquilla a Minas Erik, i primi caldi della primavera inoltrata avvolgono la torre quando ospiti inaspettati giungono nelle sale della Corte delle RosaeSpinae... |
Un chiaro rumore di passi, sommato ad altri rintocchi, si fa udire poco distante dall’ingresso del Salotto. Un gruppetto di Necromanti, alcuni muniti di Staffa, non tarda a palesarsi, guidato dalla Prima Figlia Sereneide. Le Gemme sembrano reagire alla semplice presenza delle loro simili, emanando una luce ancora fioca, ma distintiva della carica del Figlio di Morte cui appartengono. |
Il vociare di sottofondo, nel Salone, non sembra avere istanti di tregua. Le figure dei presenti, a tratti, vengono carezzate dai guizzi di luce emanati dai Catalizzatori Necromantici, negli attimi in cui i Figli di Morte portatori di Staffa son più prossimi a qualche convenuto. Nel vociare stesso, i saluti ed i convenevoli si susseguono per qualche tempo. |
Le voci dei Figli di Morte si levano, modulate, invocanti. Il salotto sembra essere progressivamente invaso d’una energia avvolgente, derivante da quelle stesse invocazioni alla Nera Signora, ormai corali. L’atmosfera si fa particolare, un’aria fresca si spande, divenendo venticello, crescendo, finchè d’un tratto una folata di vento più violenta delle altre fa si che le finestre si chiudano in un rumore improvviso e violento. La stessa provoca anche lo spegnersi delle candele presenti, lasciando il luogo in una penombra marcata, ammantandolo di semioscurità. |
All'invocazione della Prima Necromante Sereneide il drappo si gonfia e inizia a prender forma, sollevandosi con una rapidità non eccessiva, ma con costanza di movimenti. Si delinea la forma d’un Altare, lo stesso che i Figli di Morte ben conoscono. L’aria fredda sembra stringere il salone in una morsa che risulta a tratti suadente, a tratti straziante. Sentimenti che per AiweElen dovrebbero essere accentuati, dato lo stretto rapporto che la lega alla Torre. |
Le invocazioni di Etherea e Odette danno origine ad un fascio di luce che avvolge il corpo dell’umano defunto, deposto sul drappo divenuto Altare Nero. L’origine di quel cono luminoso è il cerchio d’acqua e sangue tracciato attorno alle spoglie dell’Armigero, ma la luminescenza si spande soprattutto verso l’alto e verso il soffitto del salotto, come racchiudendo in se il corpo ancora senza vita dell’umano. Quando la luce scema, affievolendosi, ogni parte prima danneggiata o mancante di quel corpo appare rigenerata. |
Il gelo che ormai attanaglia il Salotto carezza suadente ed al contempo temibile i corpi e i volti dei presenti. Le stoffe di abiti e vesti sussultano, prede d’un venticello che si fa avvertire a tratti, agitandosi scomposte per qualche attimo prima di ricadere molli, con naturalezza. I presenti possono udire qualcosa di molto simile a lamenti, grida strazianti, voci che sembrano giungere dalle loro stesse menti, velate da chissà cosa, ovattate. |
Un colorito spento resta dipinto sul volto dell’Armigero Closterman, seppure il corpo di lui si presenti ormai perfetto nella sua interezza. I glifi appena disegnati da Morrick vengono assorbiti dal corpo stesso dell’umano, parimenti al cerchio di sangue e acqua, assorbito dall’Altare Nero, come fosse un dono che lo stesso richiede. I sussurri ed i lamenti si fanno appena più vivi nelle menti dei presenti, mentre l’aria gelida sembra lambire figure e oggetti con maggiore intensità ogni volta che la voce d’un Necromante si leva. |
Anche il tributo di sangue di Etherea e Odette viene assorbito dalla superficie dell’Altare Nero; l’Aura dei Necromanti s’accresce, giungendo ai massimi livelli, sprigionando il potere di Madre Morte e contribuendo a quell’atmosfera ormai creatasi. Le ferite delle due Necromanti che hanno offerto il loro sangue si rimarginano prontamente ed il corpo di Closterman viene scosso da un sussulto, da nuova vita. L’aria torna ad invadere i polmoni, il sangue torna a scorrere nelle vene. |
AiweElen perde letteralmente il controllo di se ed ora sembra vedere soltanto Lothen. Gli Spiriti continuano a sussurrarle nella mente, confondendola, suadendola, portandola a provare un inconfondibile ed irrefrenabile impulso omicida verso Lothen stesso. Come nessun’altro ora esistesse per lei, come nessun altro scopo fosse degno d’interesse. |
E’ un attimo, ed un fragore assordante interrompe quella che pare una relativa quiete. L’Altare Nero si implode letteralmente, parendo per un istante riassorbirsi e riprendere la consistenza del drappo nero che era inizialmente. Ciò che circonda la struttura potrebbe definirsi un gioco di luce, ma la luce è nera come la pece, come se il vuoto inglobasse la struttura stessa. AiweElen nulla avverte di ciò che accade attorno ad Ella, ma soltanto le grida nella sua mente che s’alternano a qualcos’altro: come se le Pietre di Minas Erik le parlassero. Le forze le vengono meno, così come i sensi. |
L’atmosfera muta nuovamente, chetandosi, come sembrano chetarsi i baluginii delle Gemme che sovrastano le Staffe Necromantiche. La morsa del gelo s’allenta, i sussurri nella mente dei presenti s’affievoliscono prima di scomparire completamente. Ognuno dei presenti si sente pervaso da una sensazione di vuoto, si sente inebetito; per i Figli di Morte s’aggiungono ben chiare sensazioni di stanchezza e spossatezza. Le finestre si riaprono lentamente, come cullate in quel moto da una brezza mite e non più dal vento gelido e potente di poco prima. |