Il Djiinn e lo Stregone
Il Lago Averno
Prologo: | sulle sponde del Lago Averno un gruppetto di Oscuri Stregoni s'incontrano, primo passo di una vicenda che vedrà coinvolto un Elementale del Fuoco, un Djiin... |
La nebbiolina perenne fluttua per le rive del Lago Averno, in un movimento lento e tetro, nascondendo il terreno e i fiori di loto disposti per tutto il luogo. Il vento di tramontana spira da occidente verso le acque torbide del lago, con raffiche gelide che schiaffeggiano i volti e i corpi dei presenti. |
Sulle rive del lago si possono notare dei cumuli di pietra e cenere, i resti di un Golem di Rubino sconfitto nella precedente notte. Le raffiche di vento gelido continuano a spirare senza sosta, divertendosi a scompigliare le capigliature dei presenti e a gelare le povere ossa degli stessi. |
Un manipolo di stregoni si avvia verso le rive, in una lenta processione che sembra ritrovare nel Custos Ignis INELUKI la sua meta prefissata. Il silenzio e la pace che regnano incontrastati nel luogo, vengono spezzati appena dai saluti dei diletti dell’Ars Arcana, che si guardano attorno, notando i cumuli di pietra e l’inquietudine, quasi tangibile con mano di INELUKI, che continua a sostare nei pressi delle rive, incantato e sommerso nei suoi pensieri. |
Improvvisamente davanti agl’occhi dell’elfo INELUKI una falena, dalle ali con delle striature purpuree prende a volare in una delicata danza, toccando i fiori di Loto e la nebbiolina perenne che fluttua sul terreno paludoso. Una danza assai dolce ed insolita per la stagione invernale. |
La falena dalle ali striate di rosso termina il suo volo posandosi aggraziatamente sul braccio destro del Custos Ignis INELUKI, poggiando da prima le sue zampette, sbattendo velocemente le sue ali, per poi accomodarsi del tutto su quelli vesti. D’improvviso le ali prendono fuoco, due piccole fiammelle che consumano velocemente anche il corpo della falena, che ben presto si tramuta in cenere. |
Le ceneri della piccola falena, vengono spazzate via dal vento di tramontana che continua a soffiare, disperdendole nell’aria. In seguito a questo evento, la pelle delle mani di INELUKI comincia a venarsi di striature rosso fuoco che lacerano le carni aprendole di pochi millimetri, per poi propagarsi lungo tutto il braccio del Custos Ignis. Della linfa vitale prende a colare, impregnando le vesti del Custos per poi gocciare verso il terreno gelido, sul quale si dissolve in uno sfrigolio. |
Il Custos Ignis si muove finalmente, preso dal dolore delle proprie carni visibilmente bruciate, mentre nella sua mente dei piccoli sospiri cominciano a susseguirsi, per poi tramutarsi in parole: ”E voi sareste un Ignis ? Compiacete la fiamma più viva non il vostro ego da principe sognate ” Quelle parole si susseguono velocemente nella testa di INELUKI, ripetute ben tre volte, con tono sempre più incalzante e perentorio. Un canto persuasivo che attanaglia la mente dell’elfo. |
Non appena INELUKI risponde a quella strana voce, delle fiamme si alzano d’improvviso, d’innanzi a sé, incendiando i fiori di loto che caratterizzano le rive del lago Averno, a pochi passi dagl’altri presenti. Quella strana voce non smette di tormentare il Custos Ignis con i propri sospiri profondi, quasi cavernosi, manifestando il proprio impeto passionale, come le fiamme del fuoco: “Molto più di quello che potete immaginare. Sarete il mio feretro sin quando non morirete, dilaniato dalla mia stessa essenza”. |
Una risata cavernosa ora dilania la mente di INELUKI in replica alle sue parole: “Vedrete sciocco! Siete soltanto un morto che cammina…un morto che cammina…un morto che cammina!” le parole vanno scemando in un sussurro sibilante, ossessivo mentre il dolore pervade il corpo del Custos Ignis e i tagli sulle braccia si allargano fino ad arrivare ad un centimetro di larghezza, continuando a far stillare gocce di linfa che alimentano le fiamme, che attorniano, adesso, il corpo di INELUKI. Le fiamme, intanto, investono le vesti di CELANDINE, velocemente lambendone, quasi immediatamente, anche le carni. |
La voce nella mente di INELUKI smette di tormentarlo, adesso solo le piaghe sulle braccia fanno soffrire l’elfo, che si piega su se stesso, cerando di sopportare il dolore e il calore delle fiamme, che adesso si alzano, avviluppandolo del tutto senza toccarne né le vesti, né le carni. CELANDINE, intanto, riesce nell’intento di levarsi il manto ma le fiamme ormai, hanno ghermito le vesti sottostanti e le sue carni: le sue gambe ustionate, sono avviluppate dalle fiamme. |
CELANDINE attanagliata dal dolore e dalle fiamme che continuano a bruciare le vesti e le carni, all’altezza delle gambe, cade per il suolo gelido, mentre FOROCHEL cerca la giusta concentrazione che non riesce a trovare per la fretta con cui tenta di lanciare l’incanto. Intanto SHELB si avvicina all’Oblivium cominciando a tamponare le fiamme che l’avviluppano mentre ROSMUNDA, troppo infastidita dalle fiamme, data la sua natura, non riesce a raggiungere CELANDINE. Le fiamme intorno al Custos Ignis INELUKI, intanto lentamente si abbassano, come se seguissero quella voce che tormentava la mente dell’elfo. |
Le fiamme smettono di ardere improvvisamente, nella stessa maniera in cui sono giunte in quel luogo, lasciando nella completa solitudine INELUKI e smettendo di bruciare le carni di CELANDINE che comunque sono completamente ustionate dal ginocchio in giù. |
Ora che le fiamme hanno smesso di ardere lasciando al Custos Ignis INELUKI il modo di riprendersi, mentre all’Oblivium Arcani CELANDINE numerose ustioni di media entità dalle ginocchia in giù, oltre la tensione e al terreno bruciato presso le rive del Lago Averno, nulla più rimane in quel luogo dell’ignea presenza che ha creato tutto ciò che sembra essersi dispersa nel vento gelido che continua a spirare con forza, portando un po’ di sollievo alle carni ustionate dell’Oblivium e a quelle accaldate e ferite del Custos Ignis. |