Il rifiuto degli Stregoni
Minas Erik - l'ala del camino
Prologo: | il tomo dove è imprigionato il mago rinnegato Niczel compare presso l'ala del camino di Minas Erik; le attenzioni del mago si rivelano ben presto rivolte verso gli appartenenti alla Setta degli Oscuri Stregoni, presenti quella sera nel luogo ... |
La notte scura ricopre tutta la vallata che si stende davanti Minas Erik e che, questa sera è spazzata da un vento impetuoso che ne scuote le fronde degli alberi e degli arbusti, piegando altresì i docili fili d’erba ancora gelati per la neve dei giorni passati. La Luna che si staglia alta nel cielo è ricoperta dalle nuvole che si rincorrono sospinte dai refoli, a quelle altezze impetuosi, che spirano senza posa. Alcuna stella appare incastonata nella volta di nero velluto che è la coltre notturna che, come un manto tetro, ricopre il Granducato intero. |
Fiera come l’estremo baluardo della civiltà, si erge Minas Erik, come una spada incastonata fra le montagne, alta e merlata, che si eleva fino in alto, quasi volesse sfidare il cielo. Insieme di dura roccia naturale ed elegante manufatto umano, spicca con la sua lunga scalinata in pietra che conduce snella e severa all’enorme portone in legno. Dai vetri illuminati che si scorgono all’esterno un lieve vociare si mescola alle urla del vento lasciando che in esso si disperdano le voci di coloro che presenziano l’Ala del Camino. |
La stanza chiamata Ala del Camino è popolata di gente: vociare soffuso si mesce sapientemente al calore che le candele profondono nel luogo. Il camino da cui la sala prende il nome, spicca enorme e regale, nei suoi stucchi eleganti che si articolano in arzigogolii fini. Le pareti sormontate dallo stemma della Corte di Erik e dal ritratto del Conte stesso, rispecchiano a pieno la regalità del luogo che, accogliente, affida le sue poltroncine e le sue comode sedute ai numerosi ospiti che questa sera si ritrovano a popolarlo. |
L’Ala del camino man, mano prende a popolarsi di diverse personalità del Granducato che giungono nella sala, accolti con garbo dai diversi elementi della Corte del Conte Erik. Gli anelli delle SACERDOTESSE del TEMPO, continuano a pulsare con un singolare luccichio azzurrino come se avvertissero la presenza di qualcuno o di qualcosa che le stesse dame non riescono a comprendere ma che tal monile segnala. |
La Sacerdotessa del Tempo BRISYDE è la prima che avverte strani sintomi che la colpiscono in trincio all’altezza dello stomaco, come una fitta che manifesta il suo dolore come se una lama tagliente la trafiggesse, pochi instanti dopo anche le altre SACERDOTESSE del TEMPO avvertono lo stesso sintomo, presagio che i loro anelli avevano previsto con quel luccichio. BRISYDE in particolare avverte per di più delle fitte anche alla testa e il respiro diventa sempre più affannoso. |
L’affanno ed i dolori che, repentini, avevano colto BRISYDE, continuano ad attanagliarla, rimanendo, invece, sopportabili nelle altre Sacerdotesse del Tempo. Improvvisamente, un singulto fa scuotere il petto di BRISYDE, ed un altro, ancora più forte mentre dalla bocca dell’ELFA, senza che lei riesca a fermarle, alcune parole prendono forma: “Non so come facciano, ma riescono sempre come…ad invocarmi” la voce che fuoriesce dalle labbra femminili di BRISYDE è chiaramente quella di un uomo, bassa e profonda e riconoscibile per coloro che, in passato, hanno già avuto a che farvi: è la voce di NICZEL. Dopo quelle parole i dolori che attanagliano BRISYDE, paiono allentare la loro morsa donando all’ELFA un barlume di coscienza propria. |
Dopo quella breve comparsa di NICZEL nella Sala aleggia una certa tensione fra i componenti della Corte di Erik, che diviene quasi tangibile date le strane movenze delle Sacerdotesse del Tempo e del singolare luccichio dei loro anelli che non smettono di pulsare. Coloro che in un recente passato hanno avuto a che fare con il Tomo invece, riconoscono chiaramente la sua voce e attendono con i loro sguardi, ulteriori segnali della sua presenza. FLIDAYS nella sua mente ripercorre quelle strane visioni che l’hanno colto durante i sogni delle scorse notti e durante la venuta improvvisa del Tomo a Minas Erik. |
Brevi istanti di quiete dopo la tempesta che ecco, la tempesta torna: un nuovo singulto scuote con forza il corpo di BRISYDE, e nuovamente un altro quand’ecco che, dal volto impallidito dell’ELFA, un nuovo volto pare trasparire, un volto ceruleo, dagli occhi strazianti e neri e dalla bocca aperta in un urlo muto, irregolare e spaventosa: il volto di NICZEL, che guardando attraverso gli occhi di BRISYDE i presenti, sembra ansimare: “Non temete, ciò è frutto di un mio artefatto ma adesso veniamo a noi, c’è un torneo di magia da organizzare” le parole fuoriescono ancora dalle morbide labbra della SACERDOTESSA BRISYDE, con tono di voce maschile e profondo, fin quando, ella, abbandonata del tutto dall’entità di NICZEL, si ritrova priva di dolori, così come le altre sue consorelle, e spossata. Al contempo, sulla testa di MISTAYA, un macchia nera prende a fluttuare nell’aria, in essa sospesa, apparsa dal nulla. |
La macchia nerastra che è apparsa d’un tratto nei pressi del soffitto della sala, prende a dilatarsi nell’aria e dalla stessa viene rigettato l’Antico Tomo chiuso, che ricade per terra a pochi passi dalla figura di MISTAYA che nello stesso istante non puo’ far altro che ascoltare le parole di NICZEL nella sua mente: “Siete legate in qualche modo, al mio passato e al mio presente e adesso non fatemi perdere troppo tempo come l’altra sera, poche paranoie e apritemi” parole martellanti, pronunciate molto lentamente, quasi a sillabare ogni lettera. |
Le Sacerdotesse del Tempo dopo l’apparizione del portale e del Tomo si liberano del tutto da quei dolori lancinanti che le tormentavano poc’anzi, mentre i loro anelli continuano a pulsare interrottamente. Sorpresa e tentazione per i restanti che vedono apparire quella fonte di conoscenza, alcuni sono costretti a soffocare i propri istinti, nonostante il TOMO è a pochi passi dalle loro figure. |
La Prima Sacerdotessa MISTAYA a occhio poco attento sembrerebbe parlare con sé stessa, ma in verità si rivolge a quella sinistra voce che poc’anzi le ha parlato nella sua mente, che non tarda a replicare: “Il mio tono era basso per caso ? Apritemi e non cercate risposte che il vostro intelletto non può fornirvi al momento.” Ancora altre parole che solo l’elfa può ascoltare nella sua mente, mentre la curiosità si fa viva negl’animi dei presenti, pulsando con insistenza, proprio come la luce azzurrina degli anelli delle Sacerdotesse. Curiosità che non fa muovere la Sacerdotessa FLIDAYS che allunga le proprie mani sul Tomo, ignorando il pericolo che potrebbe rivelare quel suo gesto sin troppo istintivo. |
MISTAYA apre finalmente il Tomo Antico dalle cui pagine ingiallite, come consuetudine, prende a formarsi un volto itterico, scavato dalla perenne espressione inquietante che traspare da quei piccoli occhi neri come la pece e dalla bocca enorme e deforme che si muove con uno moto quasi ondulatorio: “Era ora, era ora”, ripete quelle poche parole, con tono scocciato: “C’è ancora poca fiducia in me, eppure vi ho donato delle conoscenze che nessun altro vi avrebbe potuto rivelare”. |
NICZEL muove i suoi piccoli occhi dall’alto verso basso, studiando la figura dell’elfa: “Volete avere solo voi il privilegio di osservarmi, giratemi così che tutti possano vedere… e poi anche voi Sacerdotesse giocate con me, visto che riuscite a invocarmi e non conosco alcun artefatto che possiede tale potere, magari più tardi mi spiegherete tal arcano”, dopo quelle parole muove il suo sguardo verso destra, da dove proviene la voce di ANYALIS: “Ponetemi tutti i quesiti che volete ma una alla volta. Un torneo affinché i miei occhi possano valutare le vostre conoscenze, Niczel cerca un erede un degno Erede e ricoprire una carica importante in una corporazione non è una garanzia sufficiente per il sottoscritto” calca il tono della voce sulle ultime parole, per poi arrestare le proprie parole. |
Gli occhi neri e sottili di NICZEL puntano il loro sguardo alternandosi, prima sulla figura di ANYALIS, quindi su quella di ZATHEL, non appena MISTAYA gli permette d’osservarli: ed è prima all’ARCIMAGA ROSSA, che prende a parlare nella mente: “Un torneo rappresenta anche una contesa e voi Maghi Rossi siete chiamati a preservare l’Equilibrio: se dovessi finire nelle mani di un essere sin troppo assetato di potere, pensate che effetto devastante potrei avere” sibilline le parole fluttuano nella mente di ANYALIS che, infine, terminano allorché NICZEL, prende a diventare udibile a TUTTI: “Infatti, non è detto che il vincitore sarà il mio Erede ma decreterò io alla fine, chi sarà degno. Non è detto che chi uscirà sconfitto dimostrerà di non essere degno: l’Erede sarà colui che saprà usare la propria conoscenza e il proprio potere al meglio” conclude fissando lo sguardo nero su ZATHEL. |
NICZEL continua ad osservare ZATHEL, con i suoi occhi scuri come la pece ed una nuova voce, diviene udibile SOLO allo STREGONE: “Pensate quanto spreco ne deriverebbe se io finissi in qualche biblioteca impolverata di Maghi che per paura di mostrarmi, non sfrutterebbero a pieno le conoscenze che potrei offrir loro, che potreste avere voi, insieme al potere che ne deriverebbe se solo mi aveste” le parole di NICZEL fanno leva sugli animi dei fruitori presenti e sulle loro debolezze e così, altrettanto melliflue, si riversano nella mente dello STREGONE, per poi terminare, tornando a farsi udire da TUTTI: “Questa mia esistenza mi sta logorando giorno dopo giorno e così ho deciso di far sì che la mia conoscenza sia ereditata dal mio successore a cui spiegherò come porre fine a questa maledizione che mi tiene prigioniero in questo tomo” il tono di voce, muta parlando a tutti i presenti, divenendo affabile e contrito completamente diverso dal tono usato per parlare nelle singole menti dei vari fruitori: “Le modalità le spiegherà a FLORALUNA e avrete notizie da lei” risponde, infine, a NEBIROS ancora udibile da TUTTI. |
Ora gli occhi di NICZEL si soffermano sulla figura di NEBIROS, dapprima, e su ELOARE, in un secondo momento e nelle loro menti, udibili soltanto ai MAGHI NERI, altre parole ambigue prendono a riversarsi come miele velenoso: “Pensate alla supremazia che potrei donarvi su tutti gli altri ordini. Mille e più artefatti al vostro servizio a testimoniare la vostra grandezza, la vostra superiorità se solo decideste di avermi” conclude NICZEL continuando nel suo gioco dalle oscure trame, per poi tornare udibile da TUTTI, cambiando completamente tono di voce, che diviene, rassicurante e calda: “Come vi ha annunciato Lord Walach, chiunque tenti di prendermi senza il mio volere, rimarrà fulminato all’istante” prende una breve pausa, per poi rispondere ad ANYALIS, rimanendo udibile per TUTTI: “Quando mi libererò da questo fardello rimarrà soltanto il Tomo con tutta la mia conoscenza in esso scritta. Sono prigioniero a causa di un incanto provato dal sottoscritto e che contro il sottoscritto si è rivoltato, così come accade quando troppo oltre ci si spinge. Quello che vedete è l’effetto del troppo ardire ed è per questo che cerco un degno erede, uno che non compia i miei stessi errori.” |
Ora NICZEL prende a rispondere a colei che lo sorregge, MISTAYA: "Perchè questo è l'ultimo volere di un condannato, discutibile magari ma è pur sempre il mio ultimo volere" quindi si volge verso ANYALIS, rimanendo sempre udibile a TUTTI: "Sì certo che potrebbe esservi dell'altro ma questo non è dato saperlo, potete soltanto decidere se fidarvi di me o no ma, con l'aiuto che vi ho fornito contro Lord Walach, credo di essermi meritato un minimo di quella fiducia o no? Peraltro, i suoi OGOLJEN..." prende una pausa, riferendosi a Lord Walach: "...sono alla mia ricerca: io ho aiutato a crearli e loro mi distruggeranno, almeno questo afferma Walach" malcela una risata: "ma Walach è l'ultimo dei miei problemi ora come ora." conclude, continuando ad osservare uno ad uno i FRUITORI presenti, così che nelle loro menti una frase, all'unisono, riecheggi udibile soltanto a loro: "Ricordate ciò che vi ho detto: io sono qui e sono il raggiungimento dei vostri scopi, a voi cogliermi oppure dovrò offrire la mia conoscenza a chi saprà apprezzarla in altri regni, ad altri fruitori", termina quindi, prendendo ad osservare con sguardo ora rassicurante anche le SACERDOTESSE ed, infine, il portale che è ancora sul soffitto, nero e baluginante. |
Gli occhi di NICZEL ora si riversano su NEBIROS che osserva, a lungo, per poi prendere a guardare ANYALIS: "Ah, la Pietra del Soccorso...può aprire soltanto quindici portali alla fine di essa, rimarrà soltanto una pietra, nulla più" termina, quindi, rivolgendosi a MISTAYA: "Da quanto deduco dalle vostre parole non siete coscienti del vostro potere: l'unica cosa che posso dirvi è che siete legate al mio passato e al mio presente magari lo sarete anche per altri esseri, non lo so, fatto sta che riusciate e percepirmi ed invocarmi contro la mia volontà, di più non so...non sono a conoscenza di alcun artefatto che possa tanto e, per quanto riguarda il mio ultimo desiderio, Sacerdotessa, un fruitore è un individualista non donerebbe mai la propria conoscenza ad un gruppo o ad un popolo ma ad una persona che si rivelasse acconcia, sì" termina con voce rassicurante, osservando per un istante anche FLIDALYS, per poi cominciare a risalire verso il vortice nero sopra la testa di MISTAYA, come se questo lo risucchiasse. |
Continuando a sollevarsi verso il Portale NICZEL risponde a MISTAYA: "Ripeto: vorrei sapere anche io la risposta alle vostre domande, non posso che augurarvi di prendere coscienza di ciò" quindi prende una pausa, udendo le parole di ZATHEL al quale risponde: "Non state facendo altro che facilitare il mio compito, meno animi da valutare" il tono beffardo conclude malcelando una risata di NICZEL che poi svanisce, risucchiato completamente dal Portale che, dopo averlo inghiottito, prende a rimpicciolirsi, richiudendosi man mano sempre più, fino a sparire, lasciando dietro di sè soltanto il ricordo di quanto avvenuto. |
Spifferi del vento freddo che all'esterno spira possente, penetrano fra i battenti delle finestre chiuse, approfittando della lieve inconsistenza del loro essere e dei buchi che i tarli han contribuito a creare, rendendo un pò del gelo che, come una cappa è calato sugli animi di molti dei presenti, consistente e tangibile. L'odore della cera che si è sciolta impregna la Sala tutta mentre l'arancio della luce creata dalle candele crea riverberi aranciati sulle pareti proiettando ombre fin troppo somiglianti a quelle dei mille dubbi che attanagliano le menti degli astanti. La notte, comunque, prosegue placida ed oscura, ignara dell'accaduto. |