Nero

il Corvo Imperiale di Lot


 

.....dalla Biblioteca dei Detentori dell'Arcana Saggezza:

 

«Feart Deiney» ...come già sapete, sono queste le parole nella lingua sconosciuta con cui inizia questa storia. Sono le parole che Nero il Corvo scrisse nei limpidi cieli di Lot una mattina, sorvolando il Presidio del GranDucato. Presto scattò l'allarme nel Presidio, non a causa del passaggio del corvo in sé, ma per il nefasto presagio che avrebbero potuto recare le sue parole.

Poco tempo dopo, il Corvo fu visto volteggiare ai Giardini e poi avvistato nella Piazza del Mercato del Granducato, dove, con assoluta meraviglia di tutti e senza alcun motivo apparente, iniziò ad aggredire i Cittadini di Lot.
Molti, infatti, notarono che Nero (o quello che sembrava esser lui) aveva sul capo due piume bianche, lucenti, mai notate prima dalla popolazione.
Ciò fece supporre a molti che potesse non trattarsi di Nero.

A questo punto della storia comparvero per il GranDucato le prime ipotesi sul significato delle parole pronunciate dal Corvo.

Su una cosa però tutti erano ben concordi: «Attenti» era un chiaro avvertimento.

Ciò che tutti si chiesero fu se quell'oscura presenza che seminò terrore e sgomento al Mercato, fosse proprio il buon vecchio Nero e non un corvo che gli somigliasse molto; purtroppo i fatti confermarono che proprio di lui si trattava.

Alcuni giorni a seguire, durante un furioso temporale, lampi accecanti iniziarono ad abbattersi sui Giardini e Nero apparve.
Volò a lungo in cerchio, seminando l'inquietudine tra i presenti e si diresse minacciosamente contro il Druido Saggio Dagar.
Molti Cittadini e Soldati cercarono di difendere il Druido, ma egli rimase immobile con lo sguardo perso nelle sue visioni.
Nella sua mente si disegnarono le immagini della sua vecchia amicizia con Nero, poi, lacerante, quella di Nero prigioniero di una rete magica con i Monti delle Nebbie sullo sfondo. Nero, in prossimità del Druido, esitò un istante, come preda d'antichi ricordi. Poi colpì al viso Darnok.

Dagar fu scosso dalla visione di minacciosi occhi fiammeggianti che guardavano Nero prigioniero, mentre una mano inseriva sul suo capo due scintillanti piume bianche.

I Soldati, nel tentativo di difendere i civili ai Giardini, scagliarono frecce. Ma, forse a causa di un incantesimo, la loro traiettoria fu deviata e l'Arciere Ajsimo fu colpito.

Quando il Druido si riebbe dalla visione narrò di un'ultima immagine: Nero che volava sereno fra il verde dell'Isola Avalon.
Dagar uscì da quest'avventura molto provato, ricordò altri segni nefasti che si manifestarono nel Granducato ed avvertì che una maledizione druidica si sarebbe abbattuta su chiunque osasse colpire Nero prima che si fosse compreso cosa stesse accadendo realmente.
Dopo quest'attacco, il Druido Dagar divenne capo di un gruppo di volenterosi per la cattura del Corvo Nero, senza ferirlo o tanto meno ucciderlo: a quel punto si sapeva bene che il Corvo era legato da un anello magico di fonte oscura, che non gli permetteva di riconoscere gli amici del passato.
Presto il Druido Dagar scoprì alcune rune e, durante lo studio di queste, Nero il Corvo ricomparve, nella Piazza del Mercato, rilanciando il suo oscuro avvertimento. Durante quest'episodio il Corvo Nero ingaggiò uno scontro mentale con il Druido Dagar, che alla fine dovette cedere e cadde a terra perdendo conoscenza.
Fu una di quelle sere che il Mecenate Ivanoe ebbe una premonizione. Era nella sua dimora a riposare, con un vecchio tomo sulle ginocchia recapitato dalla città natale qualche giorno addietro ed iniziò a sognare.
Nella premonizione era nel suo palazzo natale di Sishisoara, tutto ammantato da uno strano torpore, si recò nella biblioteca e lì scorse un vecchio Umano canuto, che gli proferì queste parole:

«Discenderà dal cielo una nera mano, come falce ... perirà l'uomo retto come il malvagio».


Lo stesso giorno Lady Latus uscì dall'Albero Bianco pronunziando queste parole:
«Un tempo Sauron esortò il Re Amadil ad abbattere l'Albero Bianco che cresceva nelle sue corti trattandosi di un memoriale degli Eldar e la luce di Valinor.
In quel periodo l'Albero Bianco era oscurato e senza fiori perché era tardo autunno. Isildur strisciò tra i guardiani e spiccò dall'Albero Bianco un frutto che pendeva. Le guardie si svegliarono e fu assalito, scappò grazie alla maschera ma fu gravemente ferito. Isildur consegnò il frutto dell'Albero Bianco al Re Amadil prima che le forze venissero meno. Il frutto venne piantato in segreto e sorse un virgulto che sbocciò in primavera. Quando la sua prima foglia si aprì, Isildur prossimo alla morte, non fu più tormentato dalle sue ferite. Ma il Re cedette a Sauron e fece abbattere l'Albero Bianco ed al suo posto fece costruire un grande tempio dove le mura avevano lo spessore di 50 piedi, il diametro della base era di 500 piedi e le mure stesse si levavano dal suolo per 500 piedi sormontate da un'enorme cupola che venne ricoperta d'argento. La luce però fu ottenebrata e la cupola d'argento annerì. Sorgeva infatti in mezzo al tempio un altare di fuoco, la sommità della cupola era aperta e ne sortiva grande quantità di fumo. E il primo fuoco sull'altare, Sauron lo accese con il legno dell'Albero Bianco.
Tale per cui la contrada fu gravata per 1 anno da una nube. Da allora fuoco e fumo non ebbero cessato, che il potere di Sauron aumentava di giorno in giorno e in quel tempo, spargimenti di sangue, tormenti e grandi perversioni, gli uomini compivano sacrifici a Melkor perché li affrancasse dalla Morte. Odio che attira Odio, guerre, giorni tristi ed infiniti.
La Morte non si dipartiva, anzi compariva più precocemente e più spesso. Gli uomini invecchiavano e la follia e la malattia li assalivano»
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E continuò a parlare a volte con frasi chiare, altre lasciando semplicemente intendere alcune parole:

«Così accadde all'Albero Bianco a Lot ... ora il Male è tornato ... Quando qui soffierà l'alito Nero e dall'Ombra verrà l'impero. Allora Athelas imploreremo! Vita ad ogni morente in mano al Re sapiente. Non camminare nell'Ombra e svegliati. Non saranno giorni bui solo per gli Elfi ... ma per Lot tutta ... tutte le razze sono chiamate a difendere il Gran Ducato ... gli Elfi useranno athelas per curare le ferite ... e Nero ... il Messaggero del cielo ... e Dagar ... se fosse qui ora ... Dagar ha avuto visioni ... ascoltatelo ... Sturm ... catturare Nero ma fate in modo che sia illeso ... Nero ... è il Corvo, amico mio e di Dagar ... improvvisamente preso dalle Ombre oscure del Male ... come un Demone .... che verrà oggi resuscitato».

Cosa il destino ci riservi, ancora non lo sappiamo, speriamo solo che presto il grande Corvo Nero, amico di tutti, possa tornare a essere quello che era, una gioia per gli occhi e una benedizione per lo spirito.