La Fratellanza dello Zaffiro


 

...dalle cronache di Lot:

 

« Essi le chiamano il Badu . Il grande Spazio delle terre esterne. Si dice che nelle lunghe notti della lunga guerra degli Dei che stravolse e divise per sempre le genti del granducato, Simeht abbia intrecciato la sua anima con loro, abbia accolto i loro dei e le loro convinzioni. Li abbia conquistati inesorabilmente, con la bellezza di una terra dura e difficile che gli è sposa. Nel sacrificio di una lotta quotidiana contro il nemico e la fame. Si dice che siano guerrieri e d'anima nobile e fiera: ma che l'indegno desti una ferocia in loro che non lascia scampo.
Themis si dimostrò indegna e ingannatrice: e il loro destino, fu una cosa sola col Badu.»

« ... fu il tempo della guerra degli Dei. Simeht e Themis divisero inesorabilmente le genti del GranDucato. Dopo le trattative di pace nelle Terre Esterne molti furono gli ex sudditi delle mura che si rifiutarono di accettare il nuovo governo. Giunti nelle terre esterne da anime neutrali così come il proprio mestiere richiedeva, al fine di esercitare con imparzialità la propria missione di trasmissione della cultura, alcuni Accademici dei Ruoli, furono conquistati alla causa di Simeht. Nella loro anima vigeva il rispetto per gli dei tutti: i culti di razza privilegiavano a quello ufficiale del GranDucato, che pure, rispettavano. Ma durante la guerra qualcosa cambiò: ad alcuni di essi Themis sembrò la bieca strumentalizzazione di un governo cittadino che non riconoscevano più nelle sue azioni. Così le loro Lame s'innalzarono al Canto di Simeht che mai fu l'Unico per loro, ma fu un Ospite Misericordioso e un dio da rispettare. Conclusa la guerra le genti di Simeht e la Vecchia Torre erano ormai un legame. Alkimia, Enelya e Silverhawk, restii ad abbandonare la Torre, decisero di restare a vivere in quelle terre liberamente, contando sull'amicizia con gli allora Cavalieri Sconsacrati e l'Armata, al cui fianco avevano combattuto per mesi e mesi. Il Generale Riveda, lasciato il Consolato, dopo le trattative di pace, propose ad Enelya di partire per una missione nel deserto lottiano, per conto del nuovo Console DeFronsac.

I due, profondamente amareggiati dall'esito di una guerra che avevano combattuto insieme e conclusa con le umilianti trattative imposte dai Draghi, furono accolti da  una tribù di Nomadi del deserto. L'esperienza fu illuminante: trattati inizialmente da powindah , termine usato dai Nomadi verso gli stranieri che non comprendono il loro spirito, inteso come corrotti, acquistarono presso di essi credito nel momento in cui maturarono il sapore della libertà e della dignità profonda di quel popolo: la luce intensa e impietosa del deserto, e il loro modo di accettarla e conviverci senza difesa, divenne un valore simbolico per Enelya e Riveda che acquisirono uno sguardo diverso col quale rileggere la grande Guerra degli dei e che, rendendoli più forti, li spinse a un ritorno.
Enelya, conosciuta nelle terre esterne per via del suo accento fortemente marcato in sindarin, come L'Elda,  abbandonò definitivamente l'Accademia dei Ruoli, abbracciò una vita solitaria, adattando un suo campo tra i Ruderi della Vecchia torre. Visse di caccia e di lezioni a cavallo, tra visite agli accampamenti della Torre e spaziando in quelle terre esterne che ribattezzò, Badu. L'Elfa maturò una filosofia di vita e d'arme che chiamò il Blu, derivata da alcuni insegnamenti del Bashar, il comandante supremo della tribù, e la sua tradizione di Rochben (cavaliere in sindarin) parve sposare perfettamente quegli usi che non dismise: la lama e il cavallo, costanti aspetti della sua anima combattente, divennero una ricerca congiunta che ella approfondì nella solitudine delle Terre Esterne, e nella difficoltà che esse impongono ai propri ospiti. Rispettata dagli Sconsacrati, vicina all'Armata, Enelya scelse tuttavia una vita diversa e ad essi affiancata, impostata sulla ricerca di una dimensione interiore armonica, nella disciplina armigera e nella simbiosi col suo cavallo, che attrasse alcuni dei suoi vecchi amici. Così, alcune delle conoscenze dell'elfa, si fermarono alla Torre.  Silverhawk , ex collega dell'elfa, che ha guidato gli Antichi Mezzelfi nelle trattative di Pace ad essere il braccio militare dell'accademia, cercò anche lui solitudine e consolazione là nelle terre esterne. Pur con la veste accademica cercò un nomadismo che apparteneva alla sua indole e che spesso lo spinse a fermarsi nel campo dell'amica Enelya: seguirono Bluestorm, Oralion e Ksirio antichi allievi di Enelya. Alkimia , dopo un periodo di nomadismo solitario, ritrovò il gruppo intorno alla compagna d'arme.
Il piccolo accampamento crebbe e alle prime tende se ne affiancano altre. La Torre si popolò di presenze inquiete, insoddisfatte del governo del GranDucato, non ostili a Simeht ma non legati al suo culto come l'Unico. Quel Blu di cui l'Elfa parlava spesso, una dimensione armonica di equilibrio tra Fede e ricerca guerriera, divenne anche per loro, una ricerca costante e una risposta possibile a quella grande domanda che la guerra degli Dei era diventata, una domanda da vivere, nel blu. Una momentanea tensione con Armata e Sconsacrati, spinse l'elfa a spostare l'accampamento al confine estremo delle terre esterne, al diradarsi della Foresta del Piccolo Popolo. L'intervento del Barone Cratere impedì una rottura tra gli antichi alleati ma il villaggio sorse nella locazione suindicata.
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