


Guardando lungo la direzione indicata dall’ombra del sole a mezzogiorno, a
circa metà strada tra l’alto Zenit e l’orizzonte, o seguendo il sentiero di luce
segnato da due delle stelle più fulgide della costellazione della Coppa o del
Fiore o della Falce, ovvero la Multiforme, ecco splendere, solitaria, fulcro del
cielo, una stella di meraviglioso candore.
Essa è Themis, o "Stella Polare", guida delle genti e delle navi, centro e
cardine del cielo.
Le stelle ruotano lente, le costellazioni navigano il manto celeste,
spariscono e riappaiono nel giro delle stagioni e degli anni, ma la luce di
Themis è immobile e salda al centro della danza sempiterna, così come la Dea
splende salda nei cuori dei fedeli. La sua luce a spirale è la più intensa del
manto notturno, essa porta conforto ai cuori e chiarezza alle menti.
Il viandante per terre lontane, il ramingo, il pellegrino nelle notti remote
lontano dalle mura di Lot spesso guardano a settentrione, per sentire in sé il
calore di quella presenza e sussurrare a Themis la preghiera della nostalgia e
del ricordo.


Rosso un astro si levò, precedendo il Sole, nel giorno funesto in cui sorse
Ade e chiamò a sé il padre Simeth e le forze maligne da lui agitate. Lo sgomento
corse tra le genti, che uscirono mute a contemplare quell’alba di sangue, l’alba
in cui nacque, dall’eco malvagia di quella voce, Nathamer l’Araldo. I cieli
piansero luce sanguigna, e nel centro sfavillava la stella rossa che da allora
fu detta Araldo, e che è assai temuta dai popoli di Extremelot. Il suo igneo
vapore si leva attorno al mondo ogni volta che una battaglia cruenta torna a
insanguinarne le strade, ed il suo corrusco splendore richiama il ferro brunito
delle armi di cui l’Araldo è Signore e la lava profonda che scorre intorno
all’essenza di Simeth, imprigionata nelle viscere della Terra.
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Due gruppi di sette stelle si fronteggiano nel cielo, senza vedersi mai. Miti,
primaverili, nel medio cielo spargono la loro luce dorata le Sette Api, a
ricordo del miele donato dal Granduca al Principe Theon quale prima
testimonianza della vita di Lot, terra di latte e miele nella volontà di chi
l’aveva appena edificata lottando contro il Male e la fatica.
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Si dice che sorge un "cielo di miele" quando le sette sorelle indorano di sé
un’alba primaverile, ed è considerato un fausto presagio d’abbondanza e propizi
accadimenti. |
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Buie, funeste, striate di rosso, talora ardenti come fiaccole in un antro
d’ombra sono invece le sette invernali Aracnidi, di cui in realtà solo cinque
sono nettamente visibili. Stelle di cupo splendore, annunciano disgrazia al loro
repentino sorgere, all’estremo Est, rimembrando i cinque discepoli di Veddharta
che ricevettero da lei il bacio della non-morte. |
- Stelle -
Mèlissa - ape
in Greco - gialla
Nier - ape in
Quenya - gialla
Deborah - ape
in Ebraico - arancio
Lìs - miele in
Quenya - gialla
Cwyraidd
-
perfetto in Gallese o anche "cera d’api" -
gialla
Lissë
- dolce in Quenya -
arancio
Glukèia – dolce in Greco -
gialla
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- Stelle -
Despina
- rossa
Eufemia
- arancio
Cloe -
rossa
Ottavia
-
rossa
Ersilia
- arancio
(i nomi di queste stelle sono un omaggio alle Città Invisibili di Italo
Calvino)
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