Il viaggio verso Evengard
La città di Evengard
Prologo: | Evengard, città a NordOvest di Lot, è in guerra con la vicina Kandal, ormai allo stremo chiede aiuto a Lot e un'ampia coalizione di Gilde e Clan lottiani parte alla volta della città amica per portare il proprio aiuto ... |
Di tanto in tanto, qualche spiffero di vento, sgusciando tra i tronchi freddi degli alberi, raggiunge le pelli dei presenti, come a voler far sentire la presenza della natura che tutto controlla e tutto puo modificare, come fosse un avvertimento nascosto. |
Il vociare e l ironia scherzosa della compagnia è poco bene accetta dagli abitanti della Foresta. Un altra serpe, da poco svegliatisi dal torpore invernale, fa capolino proprio dietro gli zoccoli del destriero di Nemida, strisciando col ventre umido sugli zoccoli e sulle caviglie, avvolgendole appena. |
Le squame viscide ed umide della serpe si strusciano contro le zampe del cavallo di Nemida, solleticandole e stuzzicandole, mentre la lingua biforcuta si passa rapida tra le labbra sottili, emettendo un sibilo fastidioso. |
La luna si rivela nel cielo nel pieno della sua argentea beltade, irradiando il suo pallido lucore, che sembra riversarsi verso il basso, quasi a privar il sottostante paesaggio dei consueti, diurni, colori. Fremono le fronde degli alberi, sfiorandosi l un con l altra come in un mormorio arcano. |
La poesia della foresta nel ventre della notte, allietata dal suo stesso brusìo dolce e dal vento che ne scuote i rami dei suoi sempreverdi, si acquieta, lasciando il posto al vociare crescente degli astanti che ancora sostano, sui destrieri, in attesa. |
Le nubi si mescolano tra loro, in una danza sinuosa e morbida, come tanti batuffoli di cotone imbevuti nello scuro della notte che avanza sempre piu. La luna di tanto in tanto svanisce deitro questa, illudendo i presenti e togliendo loro il dono del suo bagliore, che poi torna sempre a rischiarare la via. |
Si stagliano come oscuri e terrificanti mostri gli scheletrici alberi, i cui rami seppur corollati di foglie, sembrano tetramente spogli e rigidi in questa notte, ove anche le ombre sembrano muoversi come possedendo coscienza propria. Si leva improvviso il richiamo di un rapace notturno, invisibile agli occhi, ma udibile nella sua presenza. |
I sibili del vento cheto si ammorbano, divenendo man mano che il tempo scorre più freschi e forieri del gelo notturno che, incurante della primavera annunziata che ha già gettato il suo sapore dolce e frizzante, viene ciclicamente sopraffatta dall impero notturno e dal suo dominio sulle genti. |
Nuovamente i volatili della notte si fanno sentire nella loro invisibile presenza, stavolta con il verso sordo ed ottuso di un gufo, o qualcosa simile ad esso, che da lontano lancia il suo richiamo di avviso verso le povere vittime che questa sera si vedranno sacrificate per la sua cena. |
Il vento nelle sue invisibili corse trasporta gli odori della foresta, pungenti e profondi, sembrano insinuarsi con febbrile intento nelle vie respiratorie nasali dei viventi. Agli uditi fini, possono giungere i rumori di batter d ali piumose dei rapaci notturni, e qualche sibilo emesso da animali invisibili agli occhi. |
Ad un tratto uno spiffero rumoroso sembra volersi addentrare nella mente di Debby, come una lama accuminata fatta affondare dentro il burro. Potrebbe sembrarle un suono comune, tipico della foresta, ma in realta non e cosi. |
Il vento arcano che raggiunge Debby, sembra accednersi debolmente di qualche incomprensibile parola, che in uno sfumar diviene simile alla voce di una donna. Il vento invisibile sembra avvolgere il capo di Debby in un basso mormorio. |
Quel sibilo sembra prendere una consistenza maggiore nella mente di Debby, mutandosi e modificandosi, finche una voce chiaramente femminile le parla. "Stolti! Vi addentrate nella mia Foresta Sacra con le vostre armi... Fate attenzione!" mormora la voce, con pacatezza ancora, seppure sia decisa nel tono. |
I suoni provenienti dalle profondità del sottobosco, sembrano farsi improvvisamente silenziosi. Surreale aria si respira, quando invisibili occhi si puntano tra le ombre degli alti alberi, sul gruppo in spedizione. |
Il silenzio irreale che piomba attorno a coloro che si addentrano nella foresta sembra come preannuncio di una tempesta di avvenimenti, come se qualcosa si stesse preparando ad intervenire. Intanto quel sibilo, simile ad un fischio quasi, si fa strada nella mente di Debby, senza arrestarsi. "Stolti, stolti!!" ripete la voce. |
Il tempo sembra ampliarsi, quasi deformarsi, quando al temperatura cala improvvisamente come a suggellare il silenzio mortale e tetro che aleggia nella foresta. Nessun soffiod i vento si ode tra le fornde, solo la voce femminile che si fa perentoria. |
Bassi scricchiolii, impercettibili schioccano distanti dal sentiero battuto dalla spedizione. La voce nella menten di Debby si spegne come inghiottita da una vorace bocca di tenebra, ma i suoni nella forsta sembrano distorti ora per tutti. |
Avvolti dal buio della foresta, abbracciati dalle fronde basse degli alberi, si fanno largo tra la vegetazione degli essere dalle fatteze mostruose, ancora distanti dal gruppo, quindi difficili da notare per ora. Nulla viene detto verso Debby, non ora, non piu. |
Avanzano tra i tronchi le creature umanoidi, ancor avvolte dalle ombre, metro su metro, si avvicinano al sentiero battuto dalla spedizione, palesandosi infine in un veloce movimento ad est del gruppo. |
Un gruppo numeroso di Ecatonchiti, bestie simili a Tallmuld per stazza e forma, fa mostra ora delle sue fattezze. Dieci le braccia per ogni esemplare, scure le pelli, colorate di tonalita verdastre come il sottobosco, dure le espressioni del volto ringhiante. |
Emettono bassi e gutturali grugniti i mostri dalle dieci braccia per soggetto, avanzando ora verso il gruppo, tranciando bassi cespugli sotto il loro spaventoso peso. |
"Stolti... Stolti stolti, stoltiiii!" Grida di nuovo quella voce di donna, dapprima solo nella mente di Debby, cosi come poco fa accadeva, poi, nell ultimo strillo, udibile a tutti, come un assordante eco violenta che si infrange sugli uditi di animali e cavalieri. I mostri avanzano, armati delle loro spade. |
Balelano sotto l argenta luce lunare le lame levate in alto dai Mostri umanoidi, che si separano in due tronconi, rivelandosi nel numero di sei, nell intento di accerchiare il gruppo in spedizione. Una bestia viene colpita dalla freccia di Lolindir, un altro da Oroblu, ed entrambi vengono colpiti, ma non sembrano accusare dolori. |
L incanto evocato da Jorial non sortisce effetto voluto, infatti la cornacchia si copre di lucenti scaglie, che non gli permettono di volare. Invisibili e subdole, nell oscurità le radici dei tronchi prossimi alla spedizione sembrano svegliarsi, prendendo vita, allungandosi verso le zampe dei cavalli e di chi sta a piedi, ignorando i Mostri. |
Le decine di braccia dei mostri si agitano in aria, quando i loro corpi vengono colpiti dall numerose frecce. Grugniscono e gridano verso la foresta, in un lamento insopportabile per uditi fini. Le spade saettano in aria, mentre gli Ecatonchiti avanzano furiosi verso il gruppo, gettandovisi dentro come matti. |
Cadono le frecce come pioggia mortale verso i mostri a dieci braccia. Una delle creature cade colpita casualmente alla testa nel trambusto. Una freccia si va a piantare nel tronco a pochi centimetri dalla testa di Elven. Una delle radici semoventi si attorciglia attorno alla zampa destra anteriore del cavallo di dasters. |
Le lame rilucenti degli Ecatonchiti brilla in aria mentre si fiondano contro i corpi dei cavalieri in testa alla fila. Alcuni mostri cadono a terra facendola quasi tremare, emettendo versi profondi e di dolore, mentre la terra continua a tremare violentemente, minacciando la presa dei cavalli sulla stessa, rischiando di farli cadere. |
La radice attorcigliatasi attorno alla zampa del cavallo di Dasters, si stringe tirando con violenza il destriero cercando di disarcionare il cavaliere. Tre dei mostri umanoidi cadono al suolo, mentre i rimanenti tre ruggendo di rabbia si scagliano su Kernot, Erthal, e Benus. |
Le invocazioni di Knives e del Confratello vanno a buon fine, cosi un gruppo di corvi scuri si fionda sui mostri, andando in picchiate verso le loro teste. |
Le belve si scagliano sempre piu verso il gruppo, in un numero superiore forse ai trenta esemplari, seppur alcuni di loro siano caduti colpiti dalle numerose frecce. Le spade si agitano mosse da quelle dieci braccia di cui ognuno di loro e provvisto, in un groviglio incessante, rischiando molto probabilmente di colpire qualcuno alla testa. |
L incanto evocato da Wealt si palesa potente e travolgente. Quattro frecce infuocate sibilano nell aria, andando a bruciare le basse fronde degli alberi, andandoa centrare il petto di uno dei mostri, uccidendolo sul colpo. |
Una coppia di Ecatonchiti si fiondano su Fulaz, puntando verso di lui le numerose spade detenute in mano. Solamente uno di loro varrebbe come dieci degli esploratori. Altri due si dirigono verso Elven, mossi dallo stesso fare. |
I dardi scagliati da Fionlaich saettano nell aria, sfiorando il capo di Galadish nella confusione, coplendo però infine il petto di uno dei mostri che crolla al suolo senza vita, lasciando così solo un mostro ancora in piedi. |
I corvi di Knives beccano la pelle squamosa e ruvida degli Ecatonchiti, gracchiando sopra le loro teste, mentre i mostri agitano le braccia superiori per scacciarli, mentre quelle piu basse brandiscono ancora le spade, due verso Fulax, ormai vicini. Il primo tenta un FENDENTE verso l umano. |