Lo scontro nella Caverna
La Caverna della vicenda
Prologo: | alla ricerca di un fantomatico Libro Nero una spedizione del Sacro Cerchio dei Prescelti di Themis si avventura nelle terre a Nord Est del GranDucato. Dopo aver attraversato il Bosco dei Lamenti e seguendo le indicazioni avute da Gilgaer la spedizione raggiunge una caverna dove... |
Sotto un cielo oscuro ed in una fredda notte invernale, avanza la carovana dei prescelti di Themis. Dietro di sè hanno lasciato una foresta infestata dai goblin ed una città in rovina; davanti a loro, il sentiero avanza in direzione di una delle innumerevoli valli che circondano il massiccio dei monti delle nebbie. |
La notte è buia, nemmeno le stelle riescono ad illuminare questa notte senza luna, in cui i cielo è coperto dalle nubi. Tutto attorno a loro, i viaggiatori possono udire i rumori della notte: un lupo che ulula da qualche parte sui monti, lo zampettare lontano di qualche animaletto. Il vento è assente, e l’unico odore che si riesce a sentire è il sudore dei cavalli, oramai stanchi per il lungo viaggio. |
In questa notte buia l’inica fonte di luce è la debole luminosità emessa dall’aurea MAXARUS, che è però ottima per renderlo visibile fin da lontano, non certo per illuminare la strada; così il passo delle cavalcature è lento ed incerto, a causa della visibilità praticamente nulla. |
Nonostante i comandi impartiti da GILGAER, SURION l’andaluso avanza solo di qualche passo e subito si blocca; è troppo buia per un cavallo una notte in cui anche la vista elfica non riesce a fendere le tenebre per più di un paio di metri; così l’animale scarta e indietreggia, restio ad abbandonare la compagina rassicurante delle altre bestie. |
La luce della fiaccola accesa da ALASTRIN rivela un sentiero appena accennato che, attraversando campi punteggiati di bassi cespugli di rovi e solitarie rocce, conduce a Nord, ad una valle nascosta ai piedi dei monti delle nebbie. DAll’alto MAXARUS poco riesce a vedere, se non la sagoma nera del massiccio montuoso che si staglia qualche miglio davanti a lui, e più in basso la carovana. |
Man mano che le fiaccole vengono distribuite da ALASTRIN, la visibilità migliora, permettendo sopratutto alla vista acuta degli elfi si spaziare più lontano, all’imboccatura della valletta, dove sembra esservi una macchia d’alberi. Anche i cavalli ora, rassicurati dalla luce, avanzano con passo più sicuro. |
Man mano che la carovana avanza, si avvicina l’imboccatura della valle, e si riesce a vedere come il sentiero s’infili diritto in mezzo alla macchia d’alberi. Tutt’attorno al gruppo, il nulla. Non s’odono rumori oltre a quelli prodotti dai viaggiatori, e non si riescono a scorgere animali di sorta, forse messi in fuga dalla presenza di così tanti stranieri in queste terre selvagge. |
Oramai la carovana ha raggiunto l’imboccatura della valle, e comincia ad inoltrarsi nella macchia d’alberi, che in questa notte buia, è una scura distesa di tenebra; le poche deboli voci della notte che qui si odono, si zittiscono al sopraggiungere dei viaggiatori. Il sentiero procede tra gli alberi. |
Ancora qualche decina di metri tra gli alberi dove il carro fatica ad avanzare, ed il sentiero s’allarga in uno spiazzo, e lì termina; poco d’innanzi una propaggine rocciosa dei monti delle nebbie, in cui s’apre una nera voragine larga quanto un uomo, che discende nelle viscere della terra. Su di un albero, un gufo fà udire la sua voce, osservando i Prescelti senza scomporsi. |
Le parole di GILGAER risuonano nel bosco altrimenti silenzioso ed il gufo le sottolinea col suo "Uh-Uhh!". Nel cielo un improvviso squarcio delle nubi fà filtrare un debole raggio lunare che illumina i presenti, ma subito questo torna ad oscurarsi. |
La stretta fenditura nella roccia conduce GILGAER il profondità; dapprima le pareti sono ricoperte di radici e foglie morte, che pian piano mentre l’elfo e gli altri dietro di lui scendono, vengono sostituite da funghi biancastri e muschi. Un suono lontano si fà sempre più udibile: un costante e continuo gocciolio d’acqua. |
Il cunicolo sfocia in una vasta caverna, ricca di colonne, stalattiti e stalagmiti; ed ovunque gocce d’acqua che una dopo l’altra cadono dall’alto scolpendo la roccia col loro incessante lavorio. Poco più avanti la caverna si apre in un maestoso, immenso lago sotterraneo, di cui non si riesce ad intravvedere la riva opposta. |
Ad esclusione delle voci dei quattro prescelti, e dell’incessante gocciolare dell’acqua, il luogo par immerso nel silenzio. Dall’acqua però un rumore, uno scabordio d’onde che ne increspa la superfice prima liscia; delle bolle dalle oscure profondità del lago risalgono fino in superfice, gorgogliando. |
Le calme acque del lago paiono venir mosse da quacosa di grosso che si muove sotto la superfice. Altre bolle, più numerose ora, salgono gorgogliando dalle profondità. E portano con loro una voce profonda ed antica "Prescelti... Viandante..." |
Le acque si smuovono ancor di più, come se la cosa sotto di esse prendesse a nuotare con maggor forza e vigore. Ed ancora, con le bolle sale alla superfice una voce. E’ profonda, piena di una calma quasi innaturale, di qualcosa che non appare di questo mondo "Prescelti... Viandante... Venite a predare ciò che la signora ha racchiuso nelle viscere della terra" |
Mentre l’incanto di OPALE giunge a termine con pieno successo, dal lago continua asalire gorgogliando la voce. "Io sono il custode posto dalla Signora. Tu passerai, essere. Gli altri devono dimostrare di essere disposti a grandi sacrifici per ottenere ciò che ella ha affidato a me ed agli altri" |
Mentre Gilgaer si immerge nelle fredde acque del lago, sente qualcosa di grosso e di viscido sfiorarlo, ed una voce nella sua testa risuona "Che la Sua luce sia con te, Viandante". La cosa torna però laddove le acque sono più profonde, dove ancora emette quel suo gorgoglio "Prescelti... Siete pronti a dimostrare d’esser degni?". Nel frattempo, sulla riva, l’incanto di MAXARUS è andato a buon fine. |
Nell’acqua la creatura vira e torna a dirigersi verso la riva; d’improvviso accelera però, proiettandosi verso l’alto, al di fuori delle acque e mostrando le sue forme mostruose: anfibie, a metà tra quelle di un pesce, e di un gicantesco serpente. Dalle fauci spalancate proviene un potente ruggito, che risuona nel relativo silenzio della caverna, rieccheggindo amplificato da molteplici echi. |
La concentrazione di ENELYE è interrotta dal possente ruggito del leviatano. Difatti il fine udito degli elfi risente pesantemente dell’urlo, e tutti sia ENELYE che OPALE ne vengono stordite. GILGAER, impegnato nella nuotata vien protetto dall’acqua che ne ricopre le orecchie. Il molstro, raggiunta la riva col balzo di prima, vi si poggia con le sue pinne carnose, e sputa un potente getto d’acqua verso i tre. |
Le due elfe vengono sbalzate indietro dal furioso getto d’acqua emeooso dalla creatura, finendo contro delle rocce. MAXARUS in virtù del suo incanto invece ne è immune, ma ora la creatura dirige verso di lui, scivolando sulla pietra, i suoi movimenti accompagnati dal moto sinuoso della sua lunga coda, che lo spinge in avanti come fosse una specie di gigantesco serpente. |
Questo leviatano è una creatura delle profondità tenebrose della terra; L’incanto utilizzato da MARAXUS non potrebbe essere più efficace: il mostro spalanca le fauci e lancia un grido acutissimo, stavolta di dolore; si contorce e si rigira, accecato, colpendo con la lunga coda viscida l’angelo. E’ un colpo accidentale ma poderoso, inferto mentre ancora urlante, torna a lanciarsi nelle acque del lago. |
La massiccia creatura si immerge precipitosamente nelle acque scure del lago, ancora urlante; e mentre sprofonda nei suoi abissi buii, ancor in superfici si può udire la strana vibrazione che le sue grida strazianti, seppur attutite dall’acqua, trasmettono fino in superfice. |
Nessuna riposta proviene dalle profondità del lago, le cui acque stanno lentamente tornando alla consueta tranquillità. Nè si odono più le grida della creatura anzi, il silenzio comincia lentamente torna a dominare la caverna, solo con le voci dei presenti ed il gocciolio dell’acqua ad interromperlo. |