Fiamme intorno al Lago
Il Lago Averno
Prologo: | un Djiin, elementale di fuoco, si è impossessato del corpo del Custos Ingis Ineluki, manifestando la sua volontà di possesso e predominio. Dopo qualche giorno il Djiin tenta di corrompere gli Stregoni, e sempre nei pressi del Lago Averno una serie di scontri non danno alcun esito apprezzabile. Ancora dopo qualche tempo il Djiin torna a manifestarsi agli stregoni e li incita a seguirli nella boscaglia che circonda il Lago Averno e lì ... |
La notte ricopre il Lago Averno avvolgendolo nella sua oscurità: la temperatura è più mite del solito e il lieve vento di levante che spira da oriente è docile e fresco. Le acque del Lago Averno si increspano appena a quella brezza, creando piccole onde ed un leggero rumore di sciabordìo sulla riva. I fiori di loto ondeggiano su quella superficie, comunque docile, ricoperti da un sottile velo di bruma serale. |
Uno spicchio di luna che rivolge la propria gobba a occidente, illumina con le stelle che trapuntano la scura coltre del cielo, la zona del lago Averno, dove stanziano diversi figli dell’Ars Arcana. Il lieve vento di levante fa muovere le fronde dei piccoli arbusti posti nella boscaglia, posizionata a pochi passi dalle acque torbide del lago. |
I vari figli dell’Ars Arcana si perdono in convenevoli, sostando presso le rive del Lago Averno, da cui spira quella lieve brezza, carica di gocce d’acqua dello stesso lago. Nella mente del Custos Ignis INELUKI, cominciano ad alternarsi lunghi sospiri e versi ansimanti, lievi manifestazioni di colui che ha trovato la sua culla, nel corpo del Custos. |
Dalla boscaglia posta nei pressi del lago averno, che si estende per tutto il sentiero dell’assenza, delle lingue di fuoco sospese in aria, cominciano a danzare lentamente, come se seguissero il ritmo di una dolce melodia, avvicinandosi con il loro moto nei pressi delle rive e di conseguenza verso il gruppetto di stregoni. Quei versi nella mente di INELUKI vanno scemano, man mano sino a diventare un flebile ricordo per il Custos. |
Solo tre lingue di fuoco rimangono immobili, nei pressi della boscaglia, sospese per aria, come fossero sentinelle, mentre le restanti quattro continuano ad avanzare irregolarmente verso il gruppetto di stregoni, stanziati nei pressi delle rive. Quei fuochi fatui, portano più luminosità in quei luoghi, portando un po’ di sollievo per le razze diurne. |
Le quattro lingue di fuoco si distanziano l’una dall’altra, adesso, avvicinandosi ognuno a un singolo stregone: la prima si avvicina verso KWAKU, la seconda verso FOROCHEL e le restanti due verso i custos noctis, KIYSA e ARTHEIDAN. I fuochi fatui volteggiano intorno alle figure degli stregoni a cui si sono avvicinati, in un movimento lento, che sembra seguire quello delle fiamme che ardono. |
Un refolo di vento caldo e umido si alza dalle sponde del lago, spirando in direzione delle spalle degli stregoni, investendoli del tutto, mentre le quattro lingue di fuoco, che si erano avvicinate ai quattro custos, cominciano a muoversi all’unisono, in direzione della boscaglia, invitando i figli dell’Ars Arcana a seguirli. Le tre lingue di fuoco poste nei pressi della boscaglia, invece, rimagono immobili, in attesa. |
Il vento caldo continua a soffiare verso gli stregoni, spingendosi verso la boscaglia, con raffiche sempre più intense che riscaldano il luogo e i presenti, di un calore innaturale. Le lingue di fuoco continuano a fluttuare nell’aria, avvicinandosi di tanto in tanto agli stregoni, per poi distanziarsi da loro verso il bosco, invitandolo con maggiore insistenza a farsi seguire. |
Le fiammelle di fuoco continuano ad ondeggiare, muovendosi per le rive del lago averno, dirette verso la boscaglia. I loro movimenti sono irregolari, come se volesser attirar l'attenzione degli stregoni. L'aria smossa dal vento è sempre più densa e calda, quasi fastidiosa per i presenti nel loco. |
Nella mente del Custos Ignis INELUKI, quei sospiri e quei versi ansimanti che lo avevano lasciato in pace per poco, riprendono lentamente ad alternarsi, per poi tramutarsi in parole: “Bravo il mio principe, ma questa volta vincerò io.” Conclude con quel tono di voce cavernoso, accompagnato da una forte fitta sulle escoriazioni, poste sulle braccia di INELUKI. Le tre lingue di fuco, che prima erano immobili, dinnanzi agli arbusti della boscaglia, prendono a muoversi verso il suo interno, seguito da lì a poco dalle restanti quattro. Il vento caldo, accompagna gli stregoni con maggiore forza, trascinandoli quasi con le possenti raffiche. |
Le altre sette lingue restanti, sospinte dal vento, continuando a disperdersi nel bosco. Improvvisamente, tre di queste entrano in collissione con gli alti arbusti, liberando una forte energia. Gli arbusti stessi, si infuocano dopo pochi istanti dalla collisione, illuminando il loco immerso nell'oscurità. |
Il Djinn rimane in stretto contatto con la sua culla, INELUKI, che lo ospita, manifestandosi nella sua mente con le sue parole e sul suo corpo, con le forti fitte, sulle escoriazioni che diventano sempre più frequenti: “Possibile che comprendiate solamente adesso ? Vi sto offrendo il potere, che bramate su un vassoio d’argento. Seguitemi, seguitemi … seguitemi” Quelle parole rimbombano nella mente dell’elfo, per poi sciamare con quel tono di voce persuadente. L’incendio comincia ad espandersi pian, piano alimentato dal vento caldo, mentre le restanti quattro lingue di fuco, cominciano a disperdersi per la fitta boscaglia. |
Le restanti quattro lingue infuocate, continuando il loro movimento fra gli arbusti, aumentando leggermente di velocità. Anche per queste arriva il momento della collisione. Una nuova, forte, energia viene sprigionata dal loro impatto che infuoca altri tronchi. Le fiamme, sommandosi a quelle create in precedenza, avanzano verso gli stregoni SABA, KWAKU, FOROCHEL e SHELB, spinte da forti correnti d'aria. |
Le fiamme rapidamente divampano per la boscaglia, investendola con il loro calore, bruciando siepi spinose e gli arbusti secchi e spogli di foglie che son sopravvissuti all’inverno: legna che impiega poco a incendiarsi. La voce del Djinn continua a manifestarsi nella mente di INELUKI, in quella azione persuasiva e in quella battaglia che continua fra i due: “Voglio più proseliti, però. Li pretendo.” |
Niente sembra rallentare il corso delle fiamme che, come impazzite, continuano il loro terrificante divenire. Una alta colonna di fumo comincia a palesarsi in alto, disperdendosi per l'aere. Il calore comincia davvero a raggiungere livelli insopportabili, specialmente per razze con sensi più delicati. Le fiamme si avvicinan sempre più alle figure di SHELB e KWAKU, rischiando di incendiare le loro tuniche. |
Il Custos Noctis KIYSA non riesce a lanciare l’incanto, sopraffatta dal calore e dalla presenza stessa delle fiamme, data la sua natura. L’incendio si propaga velocemente, investendo l’intera boscaglia, che adesso sembra un’enorme pira che si innalza con le sue fiamme, voluttuosa e spaventosa al cielo notturno, colorando d’oro e d’ambra. Il Djinn continua a manifestarsi nella mente dell’elfo: “Il potere va preso, mio principe”, dopo quelle parole una lingua di fuoco dagli arbusti, si lancia verso le vesti di ROSMUNDA. |
er quanto la Discipulus Arcani ROSMUNDA cerchi di accelelare il suo passo, non riesce a sfuggire alle celeri fiamme che, sospinte dal forte vento e alimentate dalla vegetazione, riescono a raggiungere le sue vesti, che leste prendono fuoco. Stessa sorte per la Custos Noctis KIYSIA, che intrancia il cammino di morte delle alte fiamme. |
Il fumo che si erge dalle fiamme come una colonna imponente annebbia la vista ed occlude il respiro dei presenti, soprattutto alle razze che hanno questi due sensi molto sviluppati. Il fumo, improvvisamente, sembra prendere forma nel cielo notturno: una forma umanoide, molto sfocata, di fuoco e braci ardenti che volteggia imponente sulla boscaglia e sulle teste dei presenti. I suoi occhi di bragia puntano INELUKI, beffardi ed irrisori: “Ammirate il mio Regno” esplode con voce tuonante nella mente del Custos Ignis. Gl’incanti di CELANDINE e KWAKU nel frattempo vanno a buon fine. KIYSA, riesce a far spegnere le fiamme che avevano investito le sue vesti, al contrario di ROSMUNDA che lotta ancora con quell’elemento, così ostile alla sua natura. |
I sensi degli stregoni sono messi a dura prova dalla densa nuvola di fumo che si è innalzata verso il cielo, rendendo molto difficile ogni loro azione. La Discipulus Arcani Rosmunda, con DULCYNEA caricata sulle spalle, non riesce nel suo intento, cadendo per terra assieme all'anima perduta, prendendo fuoco. DULCYNEA, è ormai priva di sensi a cusa del troppo fumo inalato. SABA, al contrario, riesce a salvarsi con l'ausilio di MORDET. ARTHEIDAN invece, assieme a FOROCHEL, diviene incorporeo grazie all'esito positivo del suo incanto. |
Gli stregoni si portano in salvo dalle fiamme raggiungendo la radura, cosa che non riescono a fare DULCYNEA e ROSMUNDA, la prima svenuta per l’intossicazione che lambisce sempre più le sue vie respiratorie, la seconda ormai in preda alle fiamme. Il demone MORDRET con SABA fra le braccia, non riesce nel tentativo di spegnere le fiamme su ROSMUNDA che intanto avvampano. Il fumo lambisce SABA stessa, occludendo anche a quest’ultima le vie respiratorie, cosa che la fa svenire. La figura umanoide palesatasi, in forma di fumo e fiamme svanisce, intanto, diradandosi per l’aria, mente le fiamme continuano ad ardere gli arbusti spogli. |
SABA seppur svenuta, vien portata in salvo, ancora una volta da MORDRET, che la adagia lontana dal pericolo. ROSMUNDA nonostante il suo divincolarsi per terra, comincia a perdere una grossa quantità di vitae a causa delle numerose ustioni che lambiscono il suo corpo non morto, particolarmente sensibile all’azione del fuoco. L’incanto di CELANDINE, nonostante abbia buon esito e ricopra, quindi, il corpo della Discipulus, con un sottile strato di ghiaccio, non riesce a salvarla da una morte certa, mentre l’elfa DULCYNEA rimane stesa per terra, priva di sensi, la sua vita pian, piano comincia ad abbandonarla, non trovando, l’elfa, più ossigeno da respirare. |
La voce del Djinn riprende a modularsi all’interno della mente del Custos Ignis INELUKI: “Il mio potere vi logorerà. Siete mio.” Ultime parole che l’elfo può udire, visto che il Djinn scompare definitivamente con le sue manifestazioni. Le fiamme che investono la boscaglia, continuano ad ardere, tutto ciò incontrano, circoscrivendo la loro azione, nella parte della boscaglia che fronteggia il lago Averno. L’azione di MORDRET è vana perché le fiamme da molto tempo, ormai, non si limitavano alle sole vesti di ROSMUNDA, avendone lambito le carni che, ora, sebbene ricoperte dallo strato di ghiaccio creato da CELANDINE, sono completamente ricoperte di ustioni profonde e sparse che fan sì che la vampira si abbandoni nella morte ultima. |
Le fiamme continuano ad ardere per la boscaglia, scemando d’intensità ora che la legna degli arbusti, è stata completamente lambita e ridotta in carbone. Il fumo sollevato dal fuco in una colonna, che s’innalza nell’aria ora diminuisce la sua portata, permettendo a refoli di vento ossigenato e puro, di palesarsi presso le rive del Lago Averno, laddove sono riuniti gli stregoni, scampati al pericolo. I corpi di ROSMUNDA e DULCYNEA giacciono per terra, privi di vita sul limitare della boscaglia ancora in fiamme. |