La fine della maledizione
La Cantina della Taverna
Prologo: | dopo i recenti avvenimenti nel Laboratorio Alchemico una strana maledizione sembra aver avvolto gli Alchimisti. La comparsa di segni cabalistici su ciascuno di loro sembra intossicarli e debilitarli, come se quei segni risucchiassero la loro vitalità. Solo i Soffiatori ne sono immuni. Dopo il tentativo fallito di trovare un rimedio con l’ausilio del Primario dei Cerusici Uyo e del Maestro Erborista Sevelaron, gli Alchimisti sono "posseduti" ciascuno da una delle sette operazioni alchemiche. In seguito viene ritrovato un vecchio diario, appartenente ad un antico Alchimista, e con esso informazioni utili su quanto accaduto. Quel giorno il tentativo definitivo per annullare la maledizione ... |
Tutto sembra tranquillo in cantina, che come ogni giorno, ospita avventori di ogni genere, che al vociare del piano superiore, preferiscono sostare qui. Rumori di vetri e profumo di mescita aleggia nell’aria, frammista a quell’umido che tale luogo in parte impregna. |
Quasi come formiche che seguono la propria regina, un gruppetto di gente inizia a scendere in sala, tutti accomunati da una stessa Ars. Tintinnii si spandono a rivelare custoditi segreti, attirando l’attenzione di coloro ai quali all’udito giungono. E la regina si ferma, attendendo di radunare a se i suoi figli, in un inusuale tana, fatta di botti e tavoli di legno ormai vecchio. |
Attira l’attenzione quello sciame tintinnante lasciando presagire avvenimenti che ai più poco interessano. Un mendicante soltanto sembra conoscere una di quelle regali api e ad ella ricambia saluto. Ma quella processione non pare ancora fermarsi e alchemici saluti si aggiungono a quelli già pronunciati. E la regina sembra scegliere il suo covo. |
In un inusuale sfondo, la Natura raduna i suoi figli, gli stessi figli ai quali ha donato parte della propria essenza, sfiorandone la materialità con un tocco che si differenzia in ognuno di loro. Aria Acqua Terra e Fuoco, in una girandola di elementale fisicità, si mescolano con loro, donandogli poteri che mai alcun uomo ha mai concepito, di cui solo quei figli sono adesso portatori, fortunati usufruitori, che sorreggono con fede e fiducia la debolezza fisica e mentale che tutto ciò comporta. |
I figli dell’Ars Alchemica attendono il Sole con la speranza che un suo raggio possa spezzare quella maledizione che grava da parecchi tramonti sulle loro testa, nonostante il corso della Natura che porta tutto al normale equilibrio ha teso la mano agli ALCHIMISTI, donandoli il diario del antico alchimista ERACLEO, rivelandoli la maledizione e come spezzarla. Nel frattempo ARAFERN attende silente nel Segreto laboratorio alchemico, costruito nelle fondamenta della cantina. |
Nel crogiolo della sopportata sofferenza, la soluzione ermeticamente celata nelle parole dell’antico Alchimista viene riportata alla luce. ELROMIDAN il portatore, a lui il compito di dar inizio all’Opera. Nel mentre, nella sua gabbia di Sole, il Leone s’agita, nel seguire le tracce che alla soluzione lo condurranno. |
Non appena IBLISH tocca con le proprie mani le sue vesti, queste si uniscono allo scranno ove si è seduto, aderendo perfettamente con la superficie lignea dello stesso, frutto dell’operazione alchemica che si è impossessato della sua persona: UNIONE. I figli dell’Ars Alchemica cercano di far affiorare alla luce il modo per spezzare la maledizione, leggendo il diario di ERACLEO, mentre il LEONE ROSSO si avvicina alla botola che conduce dal laboratorio segreto alla cantina. |
Fluiscono adesso le parole a riportare alla luce la strada che condurrà alla fine delle loro sofferenze, allo sciogliersi di quella maledizione che gli ermetici considerano al contrario una benedizione. Solo qualcuno di loro forse, non apprezza la bontà della Natura, nell’avergli concesso quel sì raro dono. E PENELOPE nell’incosciente saggezza, rivela proprio ciò che è il fulcro dell’Opera, ermeticamente chiusa nelle parole che completano la frase letta : “Se il sale che è umano userete/Con lo zolfo che è spirituale/Ed infine con il mercurio formerete/Il Sigillo che dell’Equilibrio è portatore/Che l’ira di Gaia farà sedare/Che l’Ars ed il suo fattore/Infine faran trionfare.” |
Si accavallano adesso le parole degli ermetici, nuotando nel mare del caos che solo ad un ordine conduce. E senza saperlo essi snocciolano frammenti di soluzione, velati dalla confusione dettata dallo stato fisico in cui l’Opera stessa li riversa. Ognuno di loro un tassello. Ognuno di loro prezioso. Ma il Serpente ha da compiere un intero giro, prima di mordersi la coda, e gli alchimisti naufragano ancora sulla zattera che lentamente si muove. |
La soluzione, il ritorno all’equilibrio permane sotto gli occhi dei figli dell’Ars Alchemica: I tre elementi fondamentali delle operazioni alchemiche, SALE, ZOLFO e MERCURIO che mescolandosi alle sette operazioni, formano il sigillo che la NATURA chiama a quegli esseri, per ripulire l’anima di quel vecchio alchimista, ERACLEO, che si è macchiato la propria anima in nome ella conoscenza. |
Innumerevoli appaiono le combinazioni degli elementi, così come innumerevoli sono le varietà degli esseri materiali. Fanno parte tutti di un unico cerchio, che riunisce in sé i quattro elementi e i loro opposti. Coppie di opposti si svelano allora, nei fortunati esseri materiali, a render carne ciò che è caldo secco freddo e umido. I doni a loro concessi sono i manipolatori. Uno unico è la sintesi di quegli opposti, espressione massima della Salomonica Unità cosmica. E’ sotto i loro occhi ma cecità dettata da caos impera. |
ARAFERN solleva la botola segreta che conduce alla CANTINA mentre i suoi ALCHIMISTI si scervellano ancora su quei versi e sulle mille interpretazione che affiorano dalle loro menti, sin troppo lontane alcune dalla soluzione che permane nelle pagine ingiallite del diario. |
Ed il Sole finalmente sorge, a illuminare con i suoi sussurrati raggi. ILIANPHOENIX materializza quel sussurro, ma sulla superficie alchemica sbagliata. La soluzione affiora forse, nelle menti degli ermetici, che non si districano ancora dalla trama che, ciò che essi stessi rappresentano, fila. E la Conoscenza inizia a tracciare la strada che condurrà alla saggezza ultima, alla liberazione elementale. |
Al tocco di ARAFERN il ciocco legnoso cede, e gocce liquide scivolano per la gamba legnosa. La soluzione è a portata delle loro mani, ma il tracciato viene sfiorato sulla superficie sbagliata. Ma ecco che ILIANPHOENIX illumina la fine di quel cammino, e il SIGILLO viene tracciato. L’Unità Cosmica si svela, sotto i loro occhi rivelando la liberazione dalle loro sofferenze. E le mani maledette per un attimo tremano, mentre la loro materialità diviene pesante. |
I corpi degli alchimisti si liberano da quella atavica maledizione, e su ALYCIA la zona dietro al collo dove il triangolare simbolo dell’Aria è impresso, inizia a bruciare, quasi fosse stato inciso a fuoco e un dolore breve la coglie, prima che esso svanisca, quasi evaporasse, non lasciando più traccia di sé. |
Anche la zona retro collo di PENELOPE, dove il medesimo Simbolo dell’Aria è inciso, inizia a dolerle, quasi come se la pelle stessa sua stesse morendo, nella putrefazione di ciò che rende quelle cellule vive. Un dolore breve, mentre le linee che tracciano il Simbolo di decompongono, fino a svanire del tutto, lasciando la pelle tersa. Anche il Simbolo del Fuoco di SABRAR, inciso dietro al collo, inizia a dolergli, quasi come se qualcuno incidendone con una punta arroventata, ne stesse delineando i contorni. Pochi attimi e anche quello svanisce, come se mai vi fosse stato. |
Ma l’Ars ha ancora qualcuno a cui far dono saggio. E anche il retrocollo di EILANOR inizia a formicolare nelle linee che compongono il Simbolo del Fuoco su di lei impresso. Brucia il triangolo, quasi la pelle si stesse decomponendo, ma la materia morta svanisce, e con essa il Simbolo, lasciandone la pelle come se mai vi fosse stato delineato. |
Allo stesso tempo, la zona retrocollo di ILIANPHOENIX, sul quale il simbolo dell’Acqua è impresso, inizia a dolere, dandole la sensazione che un rivolo di acqua bollente scorra nell’incisione delle linee componenti il triangolo alchemico. Un dolore breve poi le linee svaniscono nel nulla, quasi come se evaporassero, arrecandole sollievo. E la pelle torna fresca e liscia, come se mai nulla vi fosse stato. |
La maledizione che gravava sulle teste dei figli dell’Ars Alchemica si spezza definitivamente, portando la pace nell’anima del vecchio Alchimista ERACLEO. Il corso della natura ha ripristinato l’equilibrio. I sigilli posti sui colli degl’altri alchimisti svaniscono come un soffio di vento caldo che spazza via gli ultimi segni di quella maledizione. Tutto sembra tornare come prima nella Cantina del viandante che riprenda la sua solita vita caratterizzata dai profumi intensi del vino e della birra che si propagano nell’aria dell’umida locazione. |